Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Anton,io Rao solo il 22% della popolazione, hanno assorbito oltre 1'80% dell'incremento totale di popolazione. Questo, d'altro canto, è avvenuto anche nel Nord, dove l'accrescimento dei comuni non capoluoghi è stato appena dello 0,59-100 abitanti all'anno. In Campania, tre comuni capolughi presentano un quoziente d'incremento migratorio positivo: Caserta, Napoli, Salerno; due, Avellino e Benevento, negativo. Ciò conferma quanto già sapevamo. Nelle province di più intensa emigrazione, scarsa è la capacità di attrazione dei comuni capoluoghi, che, anzi, alimentano essi stessi la corrente migratoria. Infatti, comportamento analogo a quello di Avellino e Benevento presentano quei comuni che come Enna, Caltanissetta, Reggio Calabria, L'Aquila sono capoluoghi delle province di più forte emigrazione. Questo non vuol dire che non vi sia un consistente spostamento di popolazione anche verso i capoluoghi meno dotati di fattori attrattivi; vuol dire piuttosto che l'immigrazione in questi è solo temporanea, non essendo che la prima tappa di un ben più lungo viaggio. Città come Avellino e Benevento assolvono il ruolo di base di partenza e di ponte verso le regioni più sviluppate e i centri più industrializzati. Ma, naturalmente, in confronti e stime di « lungo » o, quanto meno, di « medio periodo », quali appunto quelli che è possibile fare sulla base delle risultanze dei censimenti, queste « linee secondarie» dell'emigrazione non possono che rimanere nell'ombra. Dei capoluoghi « attivi », quello che ha registrato l'incremento migratorio più alto è stato Salerno, con 117,8 unità ogni mille abitanti. Per comprendere a pieno questo dato, bisogna tener presente che la provincia di Salerno è la più grande della Campania, e che per i due terzi_ più meridionali del suo territorio gravita completamente sul capoluogo. Napoli e Caserta con 1'11,391>0 e l'l,Sroo, rivelano incrementi migratori nettamente inferiori. Le differenze che abbiamo sottolineato tra i comportamenti demografici delle 5 province della Campania nel periodo 1951-61, si accentuano quando dal confronto delle province globalmente intese o dei soli comuni capoluoghi si passi alla comparazione delle aree demografiche provinciali, capoluoghi esclusi. E questo si spiega facilmente. Nelle città esistono comunque migliori condizioni di vita e maggiori possibilità . d'impiego rispetto alla campagna, e quindi, anche nelle province campane meno dotate, Benevento ed Avellino, i rispettivi capoluoghi hanno pur sempre una capacità di attrazione maggiore di quella degli altri comuni. Così i saldi migratori dei comuni di Benevento ed Avellino, pur essendo passivi, a differenza dei saldi migratori degli altri comuni capo90 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==