Nord e Sud - anno XII - n. 62 - febbraio 1965

Giorn,ale a più voci democratici hanno fatto per avviare a soluzione la questione meridionale; b) fornire un contributo di studi alla politica economica che si intende attuare nei prossimi anni; e) contribuire a creare un'atmosfera psicologica di fiducia nell'economia italiana. Ad illustrare i tre obiettivi è stato il presidente dell'Unione delle Camere di Commercio, avv. Abbadessa; al quale si può credere quando afferma che « le Camere di Commercio vogliono contribuire, in un momento in cui tutti sono impegnati a studiare quale risultato possa dare la nuova politica economica, quali fini possa individuare, quali mezzi possa ancora trovare e possa ancora utilizzare. Voglia1no inso1nma che le C.d.C. delle due regioni - che costituiscono enti specificatamente e istituzionalmente portati allo studio e alla propulsione dell'economia - diano da parte loro questo contributo positivo. Non a caso il Ministro del Bilancio ha annunziato che la composizione dei comitati regionali non può prescindere dalla presenza attiva dei presidenti delle Camere di Commercio, i qt1ali sono appunto i dirigenti provinciali dell'economia e hanno il dovere, non solo di facilitare rilevazioni statistiche e di segnalare problemi, ma anche di proporre soluzioni concrete, sentite le categorie interessate nei vari settori della produzione». Concetti chiari, per i quali possiamo solo auspicare, sinceramente, una felice realizzazione. Poiché fino ad oggi a tali compiti proprio le Camere di Commercio meridionali non hanno risposto. È vero che questi organismi non dovrebbero limitarsi a elaborare statistiche, ma dovrebbero anche e soprattutto studiare e individuare i problemi reali della provincia. Tuttavia assistiamo alla commedia, che si trascina da anni, di Camere di Commercio che neanche quei dati statistici raccolgono, e sovente non fanno che rilasciare certificati a nt1ove imprese di ogni tipo, salvo poi a non disporre di uno schedario aggiornato dei mo,vimenti delle unità produttive della zona. Lo specchio delle loro attività sono i bollettini: che dovrebbero essere mensili, ma vedono la luce quando Dio lo vuole e contengono dati e notizie elaborate secondo una metodologia che poteva andare bene mezzo secolo fa. È senza dubbio giusto che i presidenti delle Camere di Commercio siano chiamati a far parte dei Comitati di studio per la programmazione regionale, e insieme a loro tutti i sindaci dei grandi Comuni, capoluoghi e non, i dirigenti degli Enti Turismo, i rappresentanti delle Amministrazioni Provinciali. Così noi avremo in Puglia, ad esempio, una trentina di personaggi, sempre occupatissimi, che prenderanno parte, forse di malavoglia, alle riunioni trimestrali o semestrali del Comitato: alla fine, un funzionario stenderà un comunicato zeppo di nomi per la cronaca del quotidiano- locale e ... chi s'è visto, s'è visto. Chi farà gli studi? Chi raccoglierà ed elaborerà i dati, le notizie, gli elementi, gli studi sulle risorse della regione, chi individuerà i settori di intervento, chi stabilirà il coordinamento fra le richieste che pioveranno certamente dai 248 comuni, chi fornirà alle autorità competenti centrali tutto quanto occorrerà per le future decisioni? A questi interrogativi nessuno ancora risponde. 55 BibliotecaGino Bianco

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