Augusto Graziani zione (Laterza, 1963), e infine incluse nelle premesse generali dello schema di programmazione presentato dalla Commissione per la programmazione alla metà del 1964. Tali critiche hanno raggiunto ormai un discreto grado di elaborazione e possono essere sintetizzate con sufficiente precisione. Lo sviluppo economico italiano è stato caratterizzato da un profondo dualismo di carattere territoriale, settoriale e aziendale. Il dualismo territoriale è costituito dal dislivello fra Mezzogio-rno e Centro-Nord, vecchio male, tipico dell'economia italiana, ereditato dal periodo preunitario e perpetuato negli anni successivi; nel corso del decennio 1951-1961, per quanto su questo fronte grandi progressi siano stati compiuti, e per quanto l'economia del Mezzogiorno, sollecitata da cospicui investimenti pubblici, sia stata messa in moto e fatta crescere ad un tasso di sviluppo simile a quello del Centro-Nord, l'ambito traguardo della riduzione delle distanze economiche fra Nord e Sud non è stato raggiunto. La politica di interventi che, sia pure co,n molte incertezze, e con ancor maggiore gradualità, è stata messa in atto nel Mezzogiorno ha bensì conseguito un risultato di importanza storica eminente: impedire, per la prima volta dopo molti decenni, eh~ le distanze fra Nord e Sud si allargassero ulteriormente. E difatti, in un periodo in cui le regioni del Nord si sviluppavano ad un ritmo velocissimo, la politica degli interventi meridionalistici è riuscita a imporre lo stesso tasso di accrescimento anche alle regioni meridionali, assai meno favorite e pro-gredite. Ma la stessa politica non è riuscita, se non forse negli ultimissimi anni, a produrre un'inversione di tendenza e ad 'assicurare all'economia nazionale uno sviluppo, territorialmente più equilibrato. Il dualismo settoriale ha contrapposto il settore dell'industria in fase di velocissimo sviluppo ai settori stagnanti dell'agricoltura e del commercio. L'agricoltura è stata sempre meno capace di offrire redditi comparabili a quelli degli altri settori e ha subìto un eso·do crescente che ha messo in crisi le antiche strutture fondiarie, strutture che trovavano la loro logica, dove di logica poteva parlarsi, solo nella elevata pressione della popolazione. Il 1iadattamento delle strutture fon diarie alle condizioni imposte da una pressione demografica repentinamente ridotta e da un mercato fattosi assai più competitivo non potrà aver luogo se non gradualmente e come risultato di una politica agraria consapevole; nel futuro più immediato, il settore agricolo è destinato a soffrire di insufficienze nella produzione e ad offrire redditi di lavoro e di capitale del tutto inadeguati. Il commercio, al pari dell'agricoltura, è stato la grande riserva. di manodopera alla quale ha attinto il settore industriale; anche qui, un cospirare di circostanze ha 8 BibliotecaGino Bianco
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