Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Gianni Statera di studio di alcune facoltà (scienze politiche, agraria, v~terinaria), ma il ministro, pur dichiarando di apprezzare le indicazioni ricevute, « non ritiene di poterle fare proprie automaticamente»; affermazione, questa, del tutto legittima, se si ventilasse almeno la remota po,ssibilità di qualche alternativa. La questione, invece, è messa in disparte, in attesa di altri lumi,. che non si riesce a capire - o forse si capisce anche troppo bene - da quale direzione dovrebbero venire. Quanto alle facoltà di Magistero, i cui ordinamenti anfiquati sono tristemente noti e che versano in una situazione insostenibile, il ministro Gui ha ritenuto di rigettare in blocco il corpo delle proposte della Commissione, peraltro chiaramente insufficienti, manifestando apertamente la volontà di mantenere in vita quello che, per riconoscimento pressoché unanime di professori e studenti, è già un cadavere in via di de- • • compos1z10,ne. Che, poi, la scottante questione del full time, vale a dire del pieno adempimento dei doveri accaden1ici da parte dei docenti ordinari, venisse lasciata cadere, non può destare meraviglia. Fra i rilievi espressi dalla Commissione, i soli che vengono accettati dalla Relazione Gui sono quelli eufemisticamente riferiti « all'imperfetto funzionamento dell'attuale sistema dei concorsi per professori di rt1olo ». La montagna, dunque, ha partorito il classico topolino: da una relazione che si configurava, pur nei st1oi limiti, come una seria denuncia dei mali che affliggono la scuola italiana, e che non rifuggiva dal prospettare pure talune soluzioni concrete e organiche, si è pervenuti all'elargizione di sette scarne pagine di osservazioni generiche. A questo punto, non si può fare a meno di inquadrare il problema nei termini propriamente politici che gli co-mpetono. -Sicché è facile constatare come allo schieramento compatto delle associazioni degli incaricati, degli assistenti e degli studenti, comprese quelle di ispirazione cattolica, ed escluse ovviamente quelle ad ispirazione r1eofascista, tutte concordi nel richiedere un radicale rinnovamento delle strutture universitarie, si contrappo·ne, nella Relazione Gui, una evidente tendenza all'immobilismo, non disgiunta da quella peculiare caratteristica dorotea che consiste nel saper svuotare di contenuto, e con rara maestria, ogni accenno di impostazione concreta dei problemi di fondo della società italiana. Le strozzature della nostra scuola risalgono incontestabilmente a quella stessa legge Casati cui il ministro Gui ritiene di dover rendere omaggio. Tale legge si basava sul presupposto della rigorosa distinzione della classe superiore, per la quale si apprestavano l'istruzione classica e l'Università, dalla classe subordinata, cui si elargiva la possibilità di accedere alle scuole tecniche. Di qui una tendenza centralistica e livellatrice che trova le sue ragioni storiche nella diffidenza dei moderati del secolo scorso verso le forze democratiche e socialiste e, in particolare, verso il principio che già ....__ allora trovava applicazione in America d~lla « equality of opportunities ». Ove a ciò si ·aggiunga la piaga della perdurante concezione sec9ndo cui alla scuola compete non tanto di preparare all'utile, quanto « alle grandi categorie del 48 Bibliotecaginobianco •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==