Note d-ella Redazione dature eventualmente accettate nella lista DC; ha rilevato che- la DC· napoletana non offre sufficienti garanzie di democraticità, né è sollecita ai problemi dei lavoratori; e ha promesso u.n . appoggio a qu_ei partiti e quei candidati che offrano tali garanzie e ,nastrino tale sollecitudine. Se pur è vero, come si è sentito dire, che questo documento sia stata la risposta all'esclusione dalla lista di quei sindacalisti, vicini all' avv. Clemente, il cui operato nella precedente CiuY?ta aveva dato adito alle indiscrezioni di cili si diceva, esso rappresenta nondimeno una reazione decisa all'estendersi del potere della famiglia Cava nel partito e nella vita cittadina e, insieme, una reazione all'ambiguità che, da sempre, (e in particolare nella fase pre-elettorale) ha caratterizzato la linea ufficiale della DC napoletana, alla quale si deve, oltre che il « monocolore tinto d'azzurro » del prof. Palmieri, il fallimento d'ogni tentativo di lanciare un centro-sinistra « emblematico », cioè manifestazione d'un preciso intendimento politico e, in definitiva, l'aggravarsi dei problemi economici e urbanistici di Napoli in conseguenza del mancato impiego dei fondi predisposti dalla Legge Speciale e dei ritardi fatti subire all'elaborazione del Piano Regolatore. È possibile (e già se n'è avuto sentore) che la ribellione della Cisl rientri, grazie a qualche- intervento dall'alto. Ma essa ha senza dubbio dato una scossa alla situazione esistente all'interno della DC. Questo, e gli altri fatti nuovi, quale il definitivo, inglorioso tramonto del mito di Lauro (ché la mqncata presentazione di Lauro alle amministrative, altro non è che il riconoscimento d'un fallimento) e quale la tensione che esiste _all'interno del PCI (un pò per la defenestrazione di Krusciov, ma soprattutto per l'attrito che vi sarebbe tra l'on. Caprara e il sen. Bertoli, il primo sostenuto dalla base, il secondo dai quadri, attrito che ha portato il PCI a compilare una lista aperta dal no-me di Bertoli, ma inzeppata dai nomi di rappresentanti di sezione, per far posto ai quali è stato necessario sacrificare intellettuali co,ne Paolo Ricci e si11dacalisti come Fermariello); questi fatti, dicevamo, creano fermenti nuovi nella stagnante vita politica napoletana. Sono, senza dubbio, i prodromi d'un ·movi.., mento di cui, pur se è difficile indicare sin da oggi il senso, non è tuttavia azzardato dire che contrasta co11 i disegni palesi e occulti della dirigenza attuale della DC napoletana: disegni basati, appunto, sul cristallizzarsi delle posizioni e su un virtuosismo manovriero che valga a mediarle senza nulla muovere, nel rispetto di una politica sostanzialmente conservatrice e clientelare, anche se ammantata strumentalmente da un linguaggio più .moderno di quello del vecchio notabilato. In definitiva, a noi sembra che la situazione napoletana sia statà spinta ormai ai limiti di una rottura. E le responsabilità di Cava, dei suoi famigliari, dei suoi amici, sono gravissùne, come del resto abbiamo sistematicamente denunciato nelle nostre note fin dall'indomani delle elezioni amministrative del '62 (l'apertura a destra fu allora voluta e firmata da Cava). Ora, come se nulla fosse avvenuto dal '62 -ad oggi, la DC napoletana ha presentato una lista imbottita di nomi ex monarchici ed ex fascisli. Ancora una volta: 40 . Bibliotecaginobianco
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