Nord e Sud - anno XI - n. 53 - maggio 1964

RECENSI.ONI Un nuovo Bassani L'arte di Bassani ha sempre toccato più le corde dell'elegiaco che quelle del drammatico; anche se 11ei suoi libri non mancano pagine di ritmo serrato, il pathos si è sempre dissolto nel linguaggio pacato della memoria, quasi in una ricerca pro,ustiana del tempo perduto. Ne Il giardino dei Pinzi Contini, per esempio, il narratore avvolge la vicenda di un senso di oscura tragedia, come se sentisse gravare sui personaggi l'ombra della fine imminente; pure, il racconto trova spesso un accento di contenuta pietà, che trasfo,rma la protesta in una specie di amara rassegnazione. In questo atteggiamento distaccato si potrebbe persino ravvisare il limite di Bassani, che, se nei momenti migliori si rivela un malioso poeta della memoria, in altri giunge- ad una eccessiva rarefazione del sentimento, che si stempera nel gioco letterario di uno stile troppo prezioso e raffinato. Appunto perché avvezzi a considerare Bassani soprattutto un commosso evocatore del passato, ci sorprende il tono del suo nuovo ro,manzo, più crudo ed immediato dei precedenti, se pure ad essi legato da una serie di fili comuni; mutato ~i appare anche il linguaggio, talora secco e vibrato, comunque lontano da quei si11uosi avvolgimenti di periodi che così bene assecondavano lo snodarsi dei ricordi. D"iciamo subito che il racconto non . ha l'equilibrio e la ·compiutezza de Il giardino dei Pinzi Contini, che co-nosceva, pur nella sua maggiore vastità di sfondo, una più felice fusione di toni e di motivi; mentre qui la vicenda, ristretta al resoco-nto ossessivo di un unico fatto, richiederebbe una tensione di ritmo che non sempre ci sembra raggiunta. Tuttavia, pur con qualche zona opaca e qualche prolissità, il libro ha il merito di rivelarci un 'aspetto inedito dello scrittore, che ~ rimasto fedele solo esteriormente al i;nondo ferrarese e allo stile « magico » dei primi racconti; l'episodio narrato, infatti, anche se lontano nel tempo, conserva tutta l'immediatezza di un fatto recente, come avviene per certe ferite irrimediabil~ inferteci nella fanciullezza e mai completamente rimarginate. Qui sta appunto il merito di Bassani, di aver colto, co·n sott~le penetrazione, lo stato d'animo di un adolescente, che si trova ai margini della vita, ansioso e insieme timoroso di abbattere lo- schermo, che lo separa dalla realtà. A questa condizione allude simbolicamente il titolo del romanzo, che va riferito non solo alla scena culminante della vicenda, quando il protagonista, nascosto dietro una porta, ascolta i discorsi rivelatori di un compagno di scuola, ma anche alla « paura di vivere » de] ragazzo, vittima dei complessi e delle inibizioni che s~no tipici della sua età, e più genericamente all'atteggiamento di molti giovanissimi, che vivono come sospesi in un mondo nebuloso, ~gli albori della conoscenza. 92 Bibliotecaginobianco

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