Il voto di preferenza e l'elettorato napoletano poco più del 4%: percentuale, quest'ultima, che coincide con la percentuale media di un candidato che abbia la sua base elettorale in provincia, e nessun particolare appo·ggio in città. i due ex-segretari provinciali ottennero rispettivamente il 10,7Cfu e il 10.0%; 1'8.2% e 1'8.3%; 1'8.2% e il 6.4%: nessuno dei due raggiunse la propria massima percentuale di preferenze nelle zo11e in cui erano . sostenuti dalle sezioni locali. Di conseguenza, o l'appoggio della sezione locale non ebbe gran peso, oppure, all'interno, della sezio.ne stessa, l'appoggio non fu unanime. Senza dire che la po1 sizione dei due candidati, quali ex segretari provinciali, conferiva loro, evidentemente, un certo grado· di notorietà, che, di per sé, avrebbe do-vuto attirare un sostegno elettorale. Si sono presi in esame anche i risultati ottenuti da un altro can-didato sostenuto da una categoria che ha ramificazioni in tutta la città. Il candidato ebbe un appo·ggio minimo del 6.0% là dove l'influenza del gruppo sostenitore si supponeva più limitata, mentre ottenne il 13.4% in una zo11a del centro, dove quell'influenza era più accentuata. Tuttavia, pur non trascurando il fatto che la categoria cui s'è accennato ha proporzioni limitate e che non tutti i suoi componenti sono sostenitori della DC, è chiaro che la sua azione capillare di appoggio è forte quanto· quella del partito (il candidato dovette peraltro beneficiare dell'appoggio· di altri gruppi ancora, altrimenti non avrebbe totalizzato le preferenze che, in effetti, ha totalizzato). Questa breve indagine sulle preferenze della DC non ci porta, dunque, ad alcuna conclusione precisa, nel senso che esse non rivelano un'origine ben definita: né potrebbero averla, data la complessità degli elementi cl}.e compongono la stessa DC. Inoltre, l'interazione di v·arie pressioni nell'ambito della normale circolazio·ne di una metropoli, ne rende impossibile l'identificazione, dato lo scarso materiale a disposizione. Nondimeno, si è detto abbastanza perché le si possa considerare come il prodotto di un particolare tipo di comportamento politico. Abbiamo, accennato, in principio, ai pericoli delle teorie generali, sia della maturità politica, sia dell'analisi del voto di preferenza. Ora che siamo giunti al termine del nostro studio, riteniamo di poter affermare che la migliore linea di ricerca consiste non già nell'analisi generale del voto di preferenza in se stesso (in quanto ci mancano alcuni degli elementi essenziali), bensì nell'esame di situazio,ni specifiche, cioè sia di una classe politica particolare, sia di una regione politica omogenea. · Le vie da seguire so.no quelle tracciate da Giovanni Sartori e da Luciano Mezzaferro nei loro studi sul Parlamento italiano 38 e sul Delta 38 SARTORI, op. cit., pp. 289-294. 77 Bibliotecaginobianco
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