Nord e Sud - anno XI - n. 53 - maggio 1964

... Kennediani in Italia con un sottinteso di protesta antiamericana. Ebbene, l'apparizione di Kennedy è se·mbrata provare, almeno qui in Italia, che il pro·blema non era che gli americani se ne andassero - go 1zome, secondo lo slogan scribacchiato dai co·munisti sulle cantonate - ma che essi facessero il loro mestiere e assumessero le loro responsabilità, di organizzazio1ne e di equilibrio,, permettendo che all'on1bra di una situazio11e infine stabilizzata per opera loro potesse fiorire lo sviluppo e la riforma civile del mondo a cui in un'ultima analisi - e non alla forza - è affidata la vittoria e il consolidamento della libertà . . Pro,prio in questi giorni, scorrendo i commenti di politica estera dei nostri giornalisti più accreditati, si vede che incomincia a diventare patrimo•nio comune il concetto che la strada del progresso passi non attraverso la crisi dei blocchi politici e l'atomizzazio,ne del sistema di equilibrio, bensì attraverso la stabilizzazione di questo, e la sua risoluzione in un sistema di tutela dei rapporti internazionali il quale fi11isca per- acquistare autonomia anche nei confro,nti delle due grandi potenze su cui finora esso si regge. La po·polarità di Kennedy do·po la seconda crisi di Cuba e il ritiro dei missili di Krusciov non era solo motivata dal risultato della sua politica e dall'in1menso sollievo di un mondo che aveva pensato di stare per affrontare il conflitto ato1nico,, ma dal fatto che il successo era stato 1negoziato, consentito; esso, era co•sì molto più pieno di quello che avrebbe potuto derivare da un'invasione riuscita dell'isola, perché aveva anche il consenso, ottenuto assieme co,n la forza e con la ragio·ne, dell'avversario. Le grandi parole sulle alleanze che sono garanzie di pace - parole vere, ma vuote fino· alla prova - - diventava,no chiare in questo modo; e diventava anche chiaro che la coesistenza pacifica non era il fine dell'aftro blocco, ma proprio il fine dell'Occidente; e· che a questo fine era legata qualunque politica rifo,rmatrice al di qua della cortina di ferro. Non si trattava soltanto di una razionalizzazione di ciò che fa comodo a noi, di uno status quo nell'alleanza atlantica. Si è visto in questi giorni che, in coerenza con tale concezione· dell'equilibrio mondiale, l'opinio,ne italiana no:n co.munista non ha considerato• con favo1 re il rompersi e il frammentarsi dell'altro blocco in potenze rivali. A Ovest come a Est, il problema no·n è o·ggi di disfare e insidiare le situazioni di potenza altrui, ma di instaurare su di esse un ordine riconos.ciuto da tutti e dotato di forza autono 1 ma, il quale consenta l'evoluzione libera e diversa del mondo. · Credo che si deve insistere su .questo punto, magari in appare·nte e parziale polemica con la relazione introduttiva di Arthur .Schlesinger. Sì, il « mondo vario » e la « diversità » delle soluzioni ·sociali alle ingiu53 Bibliotecaginobianco

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