Rosellina Balbi nel senso che dovremo evidentemente decidere di andare al cinema, pagare il biglietto e sederci in una poltrona ». Do-po·_di che, « la nostra attenzione sarà requisita » 5 • · Per meglio convalidare la sua tesi, lo stesso J ean Bloch-Michel mette a confronto gli effetti delle trasmissio-ni radio.fo1 niche con quelli suscitati dalla televisione. La gente, egli osserva, adopera la radio no,n tanto per ascoltare qualche cosa di preciso, quanto 1 - per sentire una qualsiasi cosa. « Non ascoltano un'opera teatrale, un concerto, una co-nferenza : si servono della radio per aggiungere il rumore di voci o di musica ai lo,ro lavori quotidiani, co,me succede alla donna di casa che fa la pulizia, all'uomo• che va spostando da una stazione all'altra la manopo 1 la della radio, al co-nsumatore che mette una mo-neta nel jukebox del caffè, quasi sempre senza preoccuparsi della natura o della qualità del rumore che ascolta ... L'apparecchio televisivo, al contrario, raccoglie adulti e ragazzi attenti, incapaci di fare altro che guardare le immagini » 6 • Spettatori puri, dunque; uomini che sono « mo,bilitati altrove», secondo l'efficace espressio·ne di Edgar Morin, e cessano· quindi di essere presenti a se stessi. Non v'è dubbio che, di fro·nte alle tecniche delle informazio·ni visive, i nostri . sistemi di co,ntrollo sono1 « aggirati » e. « presi alle spalle ». Così, gli psicolo·gi sono giunti alla conclusione che il mezzo cinematografico 1 suscita nello, spettatore un'impressione di realtà che è radicalmente diversa da quella suscitata da ogni altra forma di arte figurativa, compresa quella teatrale ..Mentre la realtà di un'azio 1 ne teatrale, o-sserva Musatti, è una realtà rappresentata, quella dell'azio,ne cinemato·grafica è una realtà presentata . . Sul palcoscenico, gli attori non cessano di essere perso·ne reali, che recitano una loro· parte, ma conservano, ai nostri occhi, la loro individualità: siam.o perfettamente consapevoli del fatto- che il palcoscenico non è altro che un prolungamento della sala (e lo stesso sipario, aggiungiamo noi, ribadisce il carattere di finzio·ne scoperta che è connaturato, per l'appunto, alla rappresentazione teatrale). Lo schermo, per co1 ntro, ci o,ffre dei personaggi, anziché degli attori; al punto che « no1 n facciamo alcuna differenza tra il film documentario in cui, ad esempio, un membro del go,verno inaugura una mostra bovina, e il film di fantasia, do,ve un giovane uomo e una giovane donna riesco•no, do·po vari contrasti, a co,ronare il loro so-gno d'amore. E quel giovane uo,mo e quella giovane donna li sentiamo, finché ci abbandoniamo alla co·ntemplazione del film, altrettanto poco 5 JEAN BLOCH-MICHEL, L'immagine, in « Tempo presente », settembre-ottobre 1962, pag. 663. · 6 lbid., pp. 663-664. 18 Bibliotecaginobianco
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