Lettere al Direttore Aldo Garosci scrisse severamente su Comunità (marzo-aprile 1950) che ia biografia di Giolitti pubblicata da Ansaldo era soltanto una « rievocazione colorata, brillante e un pò pettegola, nella sua solennità ». E abbiamo ricordato di proposito, Aldo Garosci perché fu proprio lui allora a spingerci fuori degli schemi antigiolittiani con cui si era espresso Guido Dorso e dei quali eravamo un po' prigionieri (Renato Giordano, già segretario di Guido Dorso all'« Azione», collaborava intensamente a « Italia socialista» diretta da Garosci). Del resto, Garosci andava al di là della querelle stillo stile e sui metodi di governo di Giolitti e coglieva in pieno l'aspetto più discutibile ·del libro di Ansaldo, come si può rilevare dall'interessante brano che chiudeva la sua recensione e che ci piace riportare ìntegralmente per quei nostri più giovani lettori cui capitasse fra le mani la nuova edizione longanesiana del Ministro della buonavita. « C'è però, nelle conclusioni di Ansaldo, un punto che non si può passare sotto silenzio. Ansaldo vede un Giolitti degli ultimi anni, in certo modo distante ugualmente da fascisti e da antifascisti, al disopra di entrambi e delle loro contese. Che si possano trovare scatti di malignità e di umore del vecchio contro gli op·positori, chi ne dubita? Chi, nel corso di quella battaglia, non diede la colpa ad altri, non si sentì diverso dagli altri? E che l'antifascismo di Giolitti e dei giolittiani non potesse diventare battaglia ideale combattuta nel paese, è evidente, dati i limiti consueti della sua azione. Ma no·n era quella la· superiore saggezza di chi è al disopra della miscl1ia, di chi, anzi, vede « con simpatia» l'avversario; era il modo in cui in quel temperamento si manifestava l'opposizione che in altri •prese altre forme. Non uno dei giolittiani, infatti, ·fu il 25 luglio dalla parte dei repubblichini; e, con varie cautele, essi tutti accompagnarono la ripresa dello· stato democratico. Viene il sospetto che questa esaltazione di Giolitti voglia suonare abbassamento a opera di meri fanatici dello sforzo di quegli altri che operarono nel paese e all'estero, con la convinzione di salvare il salvabile, per staccarlo dalla dittatura. E ci saranno stati magari tra questi alcuni lieti di profittare della « sventura della patria » per la loro affermazione personale (per la verità non ne conobbi); ma tutti, nell'assieme, operarono per risanare e non per aggravare i mali. A che giova, Ansaldo, fingersi, quasi un modello, uno che non sia stato con i fascisti né _con gli antifascisti (se di Giolitti fosse stato vero)? Ansaldo fu con gli uni e con gli altri; e se cerca nella sua vita qualche cosa di valido, lo troverà in definitiva o con gli uni o con gli altri, anche se non ha avuto la coerenza di fermare la sua vita in una direzione. Come invece fu pregio grandissimo, malgrado le lacune, di Giovanni Giolitti ». F. C. 114 Bibliotecaginobia·nco
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