Lettere al Direttore 3° - Fino a questo punto si potrebbe ancora sostenere che Giolitti abbia voluto manovrare con la consueta politica dei contrappesi, che questa volta fece cilecca. Ma dopo il « veto »· di Stitrzo del: febbraio 1922 ( che inesattamente viene qualificato primo, in quanto fu l'unico, per essere stato, quello dell'ottobre, tutt'altra cosa), Giolitti si orientò decisamente verso i fascisti. I socialisti lo avevano deluso; coi popolari aveva il dente avvelenato. Tal'cfié, quando, con la caduta del primo· Ministero· Facta, si profilò una alleanza fra popolari e socìalisti (un centro-sinistra ante litteram!), Gio-litti intravvide la catastrofe: pur assai avanti negli anni, si rese conto che una· alleanza cosiffatta avrebbe capovolto il baricentro del potere, trasferendolo dalle forze tradizionali della oligarchia monarchico-borghese a quelle popolari. Fu questo il momento critico in cu.i l'Italia fu posta di fronte alla scelta fra dittatura e democrazia· (democrazia au.tentica, non quella paternalistica, manovrata dall'alto da Giolitti), e Giolitti scelse la prima. La lettera a Olindo Malagodi del 20 luglio 1922 («che cosa pttò venire di buono per il Paese da un connubio don Sturzo-Treves-Turati? ») è di u.na eloquenza inequivocabile. J\;Jaqualora se ne voglia una ulteriore conferma, si legga la lettera inviata il 15 giugno 1922 da Frassati a Giolitti, che pu.bblicai in anteprima, quasi integralmente, proprio nel niio « bizzarro volumetto·». È un docttmento assai edificante, che Giovanni Ansaldo avrebbe fatto bene a leggere attenta1nente e a meditare, e forse gli sarebbe passata la voglia di fare dello spirito fuori posto. 4° - Debbo ancora ricordare le lunghe trattative Giolitti-Mussolini, tramite il prefetto Lusìgnoli e l'ex sottosegretario Ca111illoCorradini, .per la formazio11edi un governo presieduto da Giolitti con la partecipazione dei fascisti? L'opera del Valeri, decisiva su questo punto, è troppo nota; e se Giovanni" Ansaldo non la conosce, se la vada a leggere. Ai docu1nenti pubblicati dal Valeri sono ora da aggiungere quelli pubblicati da me, nel secondo volume della su menzionata Marcia su Roma, tratti dall'Archivio Facta, e rimasti finora inediti. Purtroppo il n1io libro è alquanto costoso, ma spero che si possa trovare in qualche biblioteca. In esso, fra l'altro, Giovanni Ansaldo potrà riscontrare il seguente edificante episodio. Dopo che il Partito socialista si scisse ( 2 ottobre 1922) per consentire alla frazione collaborazionista di entrare al governo con Giolitti, Claudio Treves scrisse allo statista piemontese per chiedergli -un colloquio. Si apprende dalla testimonianza cortesemente resami_ dal compianto Paolo Treves, figlio del leader soc-ialista unitario, che il convegno ebbe luogo, ma con esito negativo. La lettera è dell'll ottobre; il colloquio ebbe luogo verso il 20. In quei giorni era in pieno svolgimento la manovra Lusignoli-Corradini. Questi, caro Direttore, sono i risultati di una lunga e faticosa ricerca, condotta da un fervente ammirato-re di Giolitti, quale io sono sempre stato e continuo ad essere. Alcuni storie-i autentici, come Paolo Serini, nel recensire La Marcia su Roma, n1i hanno unicamente rimp_roverato una eccessiva severità di giudizio nei confronti di Giolitti, pur ricnnoscend,o incondizionatamente la realtà dei fatti, quali sopra riassunti; e io accetto il rimprovero, 112 Bibliotecaginobianco
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