Nord e Sud - anno XI - n. 53 - maggio 1964

Luciano Caruso dizioni: quadro che di solito viene· presentato al turista, che paga e riparte sorridendo, portando nel cuore .il sogno di una Spagna romantica e felice. Niente di tutto questo può essere vero in un paese dove il latifondo copre il 45% della superficie coltivabile ed il contadino guadagna appena tanto da non morire di fame: per questo l'emigrazione verso le città del Nord è continua ed inarrestabile, e si lascia alle spalle la solita desolazione di terre incolte, di paesi vuoti, di nuclei familiari distrutti. . Per dare un'idea delle condizioni di vita dei contadini spagnoli, sarà meglio citare alcuni dati ufficiali (forniti dall'Istituto di Statistica di Salamanca) sulla distrit?uzione della pr9prietà agricola: il 12% dei pro-prietari possiede il 78% della superficie coltivabile, di contro ad un 80% che possiede appena il 14%. Questo naturalmente comporta la presenza di una numerosa popolazione bracciantile, le cui condizioni di vita sono più che miserabili: gli operai agricoli fissi percepiscono in media da 40 a 65 pesetas al giorno, . gli operai stagionali percepiscono paghe appena più alte, ma vanno incontro a lunghi perio 1di di disoccup·azione. Il reddito annuo di un co·ntadino spagnolo si aggira, comunque, intorno agli ottantamila vecchi franchi (dati riferiti da Hélène De la So,uchère ). Il capitale straniero ha attuato un piano di forti· investimenti sia nell'agricoltura che nell'industria, soprattutto al Nord, in vista dell'inserimento della Spagna -nella Comunità Europea. Il Tamames - in una stta relazione al Convegno di Napoli sui problemi dello. sviluppo eco·nomico nei paesi mediterranei (gli atti di questo convegno, organizzato· da « Nord e Sud », sono stati ·ora pubblicati a Parigi dalla casa editrice Mo·uto-n, a cura di Jean Cuisenier) -- rileva che ·« nell'ipotesi di una non-integrazione,_ l'agricoltura spagnola, esportatrice per tradizione, subirebbe sicuramente gravi contraccolpi»; e la stessa sorte, aggiungiamo noi, toccherebbe all'industria. Nel Sud, invece, il ·capitale straniero ha preferito sfruttare il « mito del Sud»; e la speculazione edilizia, specialmente sulla « costa del sol», ha imperversato: solo a co·se fatte sono state emanate leggi di salvaguardia paesistica, non più suscettibili di modificare la situazione già compromessa. Il pescatore ed il contadino si sono così trasformati per un certo periodo in operai edili; poi, venuta meno la richiesta di mano d'opera, sono andati ad infittire le schiere del sottoproletariato ur·bano. L'unica industria del Sud resta q_uindi il turismo: che da un punto di vista sociologico, favorendo il contatto con 11n modo di vita diverso, più ricco e più libero, finisce con l'esplicare una funzione positiva, creando tutta una serie di impulsi sociali ed economici che premono sulla borghesia e sulle masse contadine, e, sia pure loro malgrado, ne modificano i comportamenti e la stessa mentalità tradizionale. L'opposizione al regime nelle zone meridionali è d'altra parte ancora più sterile che al Nord, dove per lo meno si riescono ad avere contatti con osservatori stranieri e dove gli operai, specialmente i minatori, si muovono, scioperano. Uno sciopero contadino, osserva la Teodori, sarebbe 108 \ Bibliotecaginobianco

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