Recensioni polari, cioè· a dire i rappresentanti di coloro che dopo il 1870 avevano combattuto sempre, e, sia pure per ragioni diverse, contro l'ordine costituito, i giochi erano ormai fatti. La monarchia cercò di sfuggire alla resa dei conti, affidandosi alle bande armate fasciste, e alla improvvisazione retorica di Mussolini che, deprimendo- il Parlamento, il gioco dei partiti, le libertà sindacali, e via dicendo, svuotò ancora di pii.1 l'antico regime, riducendolo ad un guscio vuoto, e degradando la Corona ad un mero· sirr1bolo, alla testimonianza di una tradizio 1 ne, senza più ecl1i e risonanze. Ma quanto importa notare è che il Partito popolare pri_ma, e la Democrazia cristiana poi, nel secondo dopoguerra, erano partiti largamente innovatori, a differen;za del vecchio clerico-moderatismo, cl1e aveva fatto le ultime sue prove ai tempi del Patto Gentiloni; erano- informati, pertanto,, a concezioni del tutto diverse da quelle dei vecchi ceti dominanti: al posto dell'accentramento amministrativo, all'insegna del quale era stato fatto il Paese, essi opponevano, per esempio, il regio·nalismo, un rito,rno all'Italia federata, cara ai neo-guelfi; in luogo di una struttura econo1nica fo11data sulla libera iniziativa, sul profitto, essi predicavano, l'opportunità di una solidarietà tra le class_i, di una iniziativa « po.polare ». L'incontro, pertanto, attuato in questi ultimi tempi tra cattolici e socialisti, non è, e non dev'essere considerato, come un fatto imprevisto, originale, sorprendente; al contrario, esso rappresenta t1n punto di arrivo di un lungo processo di maturazione, alla fi11e del quale occorre registrare la irreparabile decadenza - piaccia, o non piaccia - dei veccl1i miti liberali, almeno nelle forme che essi avevano assunto in Italia. Perché pro·prio q11i è necessario, a nostro parere, una precisazione, che, senza dubbio implicita nel libro di Spadolini, va, tuttavia, vigorosamente affermata: la decadenza a cui noi oggi assistiamo è quella del liberalisn10 di tipo; si potrebbe dire, continentale e giacobino, cioè a dire del liberalismo, o pseudo-liberalismo, fondato sulla deificazione dello Stato, sull'accentramento· parossistico di tutti i poteri al vertice, sulla abolizione dei corpi intermedi, che conduce, prima o poi, al cesarismo. Nondimeno, l'altro liberalismo, quello, si potrebbe dire, di tipo anglosassone, di una società organica, della salda instaurazione di corpi ·ed istituti locali, in una parola dell'at1togoverno, rappresenta, oggi più che ·mai, una meta valida, alla quale tendere. Lo stesso. ordinamento regionale può, da una parte, rappresentare per i cattolici una vendetta postuma: della Breccia di Porta Pia, ma, d'altra parte, è in grado di creare operosi centri di vita dislocata, e· costituisce la premessa di feconde riforme. D'altronde, ·1a Chiesa a contatto con la vita, e, ciò che più conta, con le civiltà moderne, viene sempre ·più scoprendo la nuova società « pluralistica», · alla cui insegna oggi viviamo, comprende che la libertà reclamata per sé, ·sottintende la libertà accordata agli altri. La nuova società, insomma, alla ·quale mirano cattolici e socialisti, è queila che abbiamo sopra tracciato-; l'eredità diretta, invece, del vecchio libéralismo, centralistico ed autoritario, -è stata assunta - sia pure sotto simboli e con contenuti diversi - dai partiti comunisti. .105 Bibliotecaginobianco
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