Nord e Sud - anno XI - n. 53 - maggio 1964

Recensioni stono il male e il bene decisamente disgiunti, ma l'uno è frammisto all'altro, le intenzioni eccellenti e quelle perverse sono, reciprocamente confuse ed intrecciate - il mal seme di Ada1no, che n1inaccia continuamente di mandarci a fondo - e si tratta di ottenere che le priine prevalgano sulle seco1 nde, senza sperare mai di pervenire ad una dicotomia così assoluta e radicale tra Dio e Satana. Nei riguardi, invece, dell'altro socialismo - nei confronti, ad esempio, di un socialismo laburista, riformatore, gradualista, e, sopra tutto, prammatico ed empirico - il punto di vista è del tutto diverso: la Chiesa ha ognora promosso innumeri iniziative in favore dei diseredati e dei 1neno abbienti, in modo da attenuare sperequazioni e dislivelli troppo stridenti, senza sperare, tuttavia, di farli totalmente cancellare e scomparire; il male nel mondo è eterno; e, se il nostro dovere, o, per meglio dire, la nostra « vocazione », è di infliggergli s01 lennissimi colpi, non ri11sciremo mai a venirne a capo in maniera definitiva; soltanto il pensarlo è irriverente e blasfemo, per il semplice fatto che la felicità e la perfezione non sono di questa terra, ma appartengono ad un'altra sfera. Con il liberalismo, al contrario, la partita è sempre aperta, ed i conti non mai saldati. Il liberalismo, anzitutto, ha l'inconveniente, agli occhi della Chiesa, di essere no·n uno strumento per la risoluzione di alcuni problemi politici ed economici, ma una vera e propria visione della vita; pretende di risolvere il credente nel cittadino·; attribuisce allo Stato una finalità trascendente, una natura etica; sostituisce, alla ragione di Dio, qt1ella dello, Stato. Le dottrine liberali puntano sull'individuo, ricono,scendogli capacità, che egli non possiede: là facoltà di fare e disfare l'universo a suo, piacimento, e l'orgoglioso e sprezzante credito nelle sue forze, senza guide e soccorsi sovrannaturali. Ancora peggio vanno le cose nel campo econo,mico: il principio _ della libera iniziativa, l'imperativo categorico di un profitto sempre più elevato e cospicuo, la legge della concorrenza, secondo cui i più forti, e perciò i migliori, sopravvivono ai danni dei più deboli, sono in netto contrasto con le dottrine ecclesiastiche al riguardo. Anche senza abolire la proprietà, la Chiesa ha sempre concepito tale istituto alla stregua di un mandato affidato dal Signore ad alcuni uomini, perché se ne servissero, in vantaggio degli altri; il « comunismo d'uso», da San Tommaso in poi, o, come oggi si dice, la propr~età in funzione sociale, è stata ognora la riconferma che i limiti all'operoso spirito· di intrapresa e di iniziativa sono rigorosamente fissati. Al -posto, poi, dell'individuo - ed in ciò l'accordo con il socialismo è puntuale - che sacrifica gli altri al proprio tornaconto, la Chiesa predica il solidarismo, la collaborazione tra i fratelli. In nome del rispetto della persona umana, della eminente dignità dell'uomo, che non può essere calpestata ed àvvilita oltre certi limiti, essa disconosce persino la legge bronzea del• salario, nega che un lavoratore possa accettare una mercede - si rammemori, in proposito, la Rerum Novarum - al di sotto dei minimi s·ufficienti per il sostentamento suo e della sua famiglia, perché costretto dalle inesorabili leggi del mercato. 103 Bibliotecaginobianco

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