Alfredo Testi Se questa diagnosi della situazione è corretta, sembra legittimo chiedere agli studiosi, agli uomini politici e agli ambie11ti .responsabili della politica meridionalistica che si impegnino in una battaglia, che è facile sin da ora prevedere molto dura, per riproporre la scelta indicata all'inizio (della politica di ragionevole diffusione delle aree di concentrazione degli investimenti industriali) e in seguito tradita nella pratica; sembra, cioè, legittimo chiedere a tutti un atto di responsabilità, perché, di fronte ai quasi 200 miliardi che nel prossimo quinquennio dovranno essere erogati per l'attrezzatura specifica delle Aree e dei Nuclei, oltre a quelli da erogarsi per le infrastrutture di carattere generale, la situazione rischia di raggiungere un tale grado di deterioramento da compromettere definitivamente i nostri sforzi in questa direzione. Essendo, però, impensabile abbandonare quanto già intrapreso, perché bene o male qualcosa comincia a muoversi nei territori di cui abbiamo discorso, gli stessi promotori ed i portatori delle influenze politiche che hanno condotto al n1oltiplicarsi dei territori oggetto di intervento speciale dovrebbero rendersi conto che continuare su questa falsariga non solo determina vantaggi e beneficii solo fittizi, ma si concreta in un grave danno per tutta la politica meridionalistica, con pesanti conseguenze per l'intero Sud. Il Comitato dei 1\1inistri per il Mezzogiorno, nell'ultima Relazione sull'attività di coordinamento, prende atto dell'esigenza di non istituire nuove Aree; ma è necessario che il Comitato sia confortato da una chiara « volontà politica» di partiti e correnti politiche, oltreché dal consenso delle classi dirigenti meridionali, perché possa resistere alle formidabili pressioni elettoralistiche che non mancheranno di farsi sentire quando si tenterà di attuare un tale mutamento di indirizzo. Appare comunque sin da ora cl1iara e improrogabile l'esigenza di giungere alla definizione di una scala di priorità cl1e favorisca esplicitamente le Aree rispetto ai Nuclei e che permetta di graduare l'intervento nelle prime in funzione di alcuni criteri oggettivi (e non criteri di astratta giustizia distrib,utiva come quelli fin qui adottati nelle circolari ministeriali), quali, ad esempio, l'assetto eco11omico-territoriale dei territori e la loro conseguente suscettività di sviluppo, il grado d'intensità già raggiuntovi dagli investimenti etc. Come già è stato proposto, si potrà quindi giungere alla identificazione di Aree di « primo intervento», nel cui ambito concentrare tutti gli investimenti sia direttamente che indirettamente produttivi, nel quadro di una rigida programmazione degli interventi che consenta, oltre che la definizione dei termini quantitativi del problema, la precisazione di scadenze fisse di attuazione. (Nelle Aree potrebbero anche essere concentrati tutti gli incentivi di carattere finanziario e fiscale, nonché le agevolazioni creditizie; fattore, questo, cui gli o-peratori economici sembrano essere. particolarmente sensibili). Come dicevamo, nessuno si nasconde le difficoltà cui si va incontro nel tentativo di imboccare questa strada; ma deve confortare la consapevolezza che un tale nuovo contesto gioverebbe sia alla Cassa, consentendole una equilibrata ed efficiente utilizzazione dei fondi a sua disposizione, 46 Bibliotecaginobianco
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