Nord e Sud - anno XI - n. 49 - gennaio 1964

Calogero Muscarà (LLL, Montecatini, Monteponi e Montevecchia, Vego, Vetrocoke) e di quelle della Edison (S. Marco. Sicedison, Edison, AC.SA, ICPM), per non fare che i no.mi più grossi. E sembra certo che buona parte dei semilavorati, che rappresentano la produzione più rilevante della zona industriale veneziana, finisca fuori del Veneto. Sulla extraregionalità delle decisioni economiche e sulle destinazioni extraregionali della produzione si fondano appunto le critiche radicali rivolte a Marghera: di contro alla utiliz~azione della posizione del porto, delle sue infrastrutture e di quelle della regione, delle vaste aree e della abbondante mano d'opera, infine dei provvedimenti fiscali e di altri incentivi offerti dalla comunità, l'unico vantaggio di rilievo per la regione si misura nella massa degli stipendi e dei salari che le industrie di Marghera vi riversano. Ma gli svantaggi ed i costi che ricadono- su Venezia non sono. di poco conto. E soprattutto l'industrializzazione della regione ha ben pochi legami con la zona industriale di Marghera 18 • Si pensi solo allo stacco tra la sua struttura economica e finanziaria e quella non solo delle aree più lontane da Venezia (Verona, Vicenza), ma addirittura prossime e confinanti, come Padova (Km. 31), Treviso (Km. 20) e le interposte aree di sviluppo industriale (Mira Dolo Stra, Mogliano ). È il porto di Venezia un « polo » di attrazione regionale o non è soprattutto uno dei centri che gravitano nell'orbita del « triangolo industriale »? Il rapporto fra traffico industriale e traffico mercantile del porto denuncerebbe il prevalere della seconda realtà sulla prima. Ma anche come « polo » di attrazione regionale è il porto uno strumento capace di stringere a sé la vita economica della regione? Venezia prevale certo sugli altri capoluoghi provinciali per 11umero di posti di lavoro nel commercio (26.000 co.ntro i 18.000 di Padova ed i 17.000 di Verona) e nel credito (3.700 contro 1.600 e 2.100)~ ma non per addetti al commercio all'ingrosso (Padova 5253, Verona 3833, Venezia 2343 ). La capacità di penetrazione dei mercati padovano e veronese, rispetto a quella di Venezia, non pare a favore di quest'ultima città. Ben poco sappi.amo dell'area di espansione commerciale dei diversi mercati. Per quelli della frutta e della verdura, se1nbra certo che Padova e Verona (con 1,5 milioni di quintali di movimento per ciascuno) superino di gran lunga Venezia (meno di 200.000 q./anno). Sembra pure certo che quello veronese serve in parte Verona ed il Veneto (Vicenza, Treviso e Rovigo), ma ma11da la parte maggiore della frutta e della 18 L. MALFI, Una storia della pianificazione: i porti industriali di Ravenna e di Venezia, in « Questitalia », Venezia, 1958/9; L. l\tlALFI, Iniziative private ed intervento pubblico nella qualificazione territoriale della pianificazione, ibidem, 1962 / 49-50. 94 Bibliotecaginobianco

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