.. GIORNALE A PIU' VOCI La coscienza del Mezzogiorno Per chi abbia un po' seguito, nel corso degli ultimi anni, le vicende dell'economia meridionale attraverso i numerosi scritti e le numerose polemiche sull'impostazione nuova da dare al problema, non sarà stato difficile ritrovare due elementi costanti di cbnfusione e d'imbarazzo: il primo rappresentato dall'emigrazione dei meridionali, a dispetto delle politiche e delle misure attuate per sollevare il sud; il secondo dal fatto che, nonostante le buone intenzioni dei politici e dei tecnici, il Meridione non è riuscito a darsi un sistema economico auto-sufficiente. È fin troppo evidente che i due problemi sono l'uno conseguenza dell'altro: ma a volerli guardare più addentro, fra le pieghe degli interventi governativi attuati o tentati per risolverli, si può facilmente osservare che le deficienze riguardano più ancora gli strumenti adoperati che non gli indirizzi suggeriti. Come dire che con i buoni sentimenti si può fare della cattiva politica. Ma, senza dubbio, se un equivoco c'è stato e continua ad esserci intorno alla politica per il Mezzogiorno, questo non risiede tanto nelle scelte degli obiettivi - che potrebbero essere tutte buone ed accettabili - quanto nel modo in cui queste scelte sono state portate avanti: e qui si ripropone in termini chiari il senso che si vuol dare all'intervento nel Meridione, che non può essere soltanto dettato da preoccupazioni di equità distributiva o di etica sociale, ma anche e soprattutto da una reale volontà di trasformazione. Le ambiguità, le storture, nascono proprio nel momento -in cui si decide una nuova politica, ma non si muta il rapporto con i destinatari, sperando che a lungo andare spuntino fuori, per generazione spontanea, i leaders del progresso. La storia del Mezzogiorno, dopo l'Unità d'Italia, è piena di questi atti di fede, tanto che si potrebbe dire che i « sedativi » sono sempre stati gli unici rimedi per i mali del sud, almeno fino al '45. Do·po, le cose sono un po' cambiate; ma se oggi tante perplessità ed incertezze si hanno ancora sulla sorte del Meridione è perché di nuovo le buone intenzioni si sono fermate sulla soglia del rischio. E non rischiare ha voluto dire, soprattutto, perdere gli uomini migliori senza saperli sostituire. Per questo, l'emigrazione dal sud verso il nord è stata un fatto importante, decisivo, per l'economia del Mezzogiorno in questi ultimi tredici anni. Le statistiche ci dicono che a partire dal '50 più di due milioni di perso·ne si sono allontanate dal sud e che la tendenza, anziché attenuarsi, si -è fatta più accentuata negli scorsi anni, quando già s'era cominciato ad attuare un nuovo programma d'investimenti per accelerare il processo d'industrializzazione. E se una grossa aliquota di questi emigrati comprendeva agri29 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==