Nord e Sud - anno XI - n. 49 - gennaio 1964

Recensioni e la ragione esce vincitrice dal conflitto, mostrando la sua forza proprio nella cap·acità di adattamento alla vita, anche coi suoi compromessi, col suo groviglio di contraddizioni. Da quanto si è detto appare chiaro che nel romanzo gli elementi lirici hanno il sop•ravvento su quelli oggettivi, ché, se la crisi di Bruno è lo specchio di una crisi più vasta, che non può non esser sentita come propria dall'attuale generazione, in cerca di una « ragione» che la guidi sulla strada della verità, lo scrittore è soprattutto interessato al dramma intimo di Bruno, ai suoi dialoghi colla madre che lo conducono a poco a poco ad una maggiore comprensio·ne dei suoi problemi individuali. Gli avvenimenti politici che fanno da cornice alle vicende del protagonista so,no del resto troppo vicini nel ten1.po, e lo scrittore non può che guardarli in chiave di cronaca, senza porsi in una precisa prospettiva storica. E il libro finisce col confermare la tesi che parte della critica aveva espresso sulla narrativa di Pratolini, e cioè che egli raggiunge il punto più alto delle sue possibilità quando inserisce il mondo interiore dei personaggi nel ritmo della vita associata più che di_ quella politica. Che la socialità sia nello scrittore motivo spontaneo ed istintivo no·n si può dubitare, quando si leggono pagine come quelle che descrivono l'ingresso di Bruno nel mondo dei suo,i coetanei, il suo modo di sentire l'amicizia, che è quasi il bisogno di sentirsi uomo fra gli uomini, la sua assidua comunicazione con una folla di personaggi che gli fa quasi da coro; mentre è evidente che l'argomento politico resta nell'opera di Pratolini argon1.ento estrinseco e come sovrapposto: i lunghi discorsi di Bruno a Milio e a Lori per chiarire la sua posizione di fro·nte ai nuovi avvenimenti pubblici e agli atteggiamenti della classe operaia sono troppo schematici ed oratori, e, se contribuiscono ad illuminarci sulla attuale concezione politica di Pratolini, non costituiscono certo, dal punto di vista delle realizzazioni artistiche, le parti migliori del romanzo. Il vero Pratolini va ricercato dunque nell'incanto che sanno creare certe descrizioni paesistiche, fra realismo e impressionismo: la città sepolta sotto la neve, Viale Morgagni di sera, gremito di folla e di movimento, certi crepuscoli trascorsi con Millo per le vie. della città, la Firenze periferica di Castello e della strada per Sesto. E ancora la psicologia di P·ratolini trova accenti felici nella caratterizzazione di alcuni personaggi, non tanto quello di Milio, un po' troppo dogmatico e sentenzioso, quanto 1 quello di Ivana, viva nelle .sue ambiguità tutte femminili, o di certe figurine minori come la madre di ioe, la ex signorina del Parco divenuta ora « tutta mamma», e i parenti di Lori, così lin1itati e squallidamente borghesi. E .ancora una volta i personaggi pratoliniani trovano nella loro « medietà » una validità umana e poetica: è un aspetto che potremmo dire manzoniano di Pratol~i, quello di vedere in chiave di simpatia e di comprensione anche le figure più moralmente riprensibili come Dino, l'amico di Bruno che finisce invertito, o il cognato di Lori, responsabile della « caduta » della fanciulla. Anche ~el mondo della politica la ragione e il torto non sono così nettamente divisi da non permettere allo scrittore di guardare con ammirazione alla 99 Bibliotecaginobianco

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