Nord e Sud - anno X - n. 48 - dicembre 1963

Editoriale postato, riuscendo poi tenacemente a far maturare le condizioni politiche per una soluzione ragionevole. E lo stesso discorso potrebbe farsi per la speculazione sulle aree fabbricabili e la 11-ecessità di approvare la legge urbanistica. Riforma della Federconsorzi e legge urbanistica: la campagna e la città: questi ci sembrano i due punti che veramente caratterizzano e qualificano il programma di rilancio dell'apertura a sinistra, le due « cose concrete » che devono essere fatte presto e bene, e che, anche da sole, potrebbero dare un'impronta, un significato di grande evento democratico, alla formazione del governo Moro e alla IV Legislatura della Repubblica. Siamo dunque all'accordo di legislatura che Nenni aveva a suo tempo auspicato? Non possiamo che augurarcelo. Ma perché l'accordo siglato dai quattro partiti della maggioranza - all'indomani di eventi che ci hanno costretto a confrontare le nostre « piccole cose » alla misura dei grandi problen1i del nostro tempo - possa tradursi in un fatto politico operante in estensione e in profondità, è necessario che lo spirito di coalizione prevalga sullo spirito di partito. Guai se si ricadesse, da parte socialista e da parte democristiana, o anche da partè socialdemocratica e repubblicana, nell'errore che fu commesso da socialisti e democristiani nel gennaio del 1963 e che fu pagato in aprile con i risultati delle elezioni e in giugno con la notte di San Gregorio: nell'errore continuato, cioè, che Luigi Salvatorelli aveva denunziato fin dal febbraio quando aveva scritto che i partiti della maggioranza dimostravano di avere una « scarsa comprensione delle buone norme di un governo di coalizione». In questo senso le notizie e indiscrezioni che ~orrono circa le manovre in corso per la successione di Nenni alla segreteria del PSI e per la si-tccessione di Moro alla segreteria della DC ci sembrano piuttosto preoccupanti; così come ci sembrano francamente da deplorare, in quanto non persuasive, le ragioni addotte da Lombardi e Fanfani per giustificare il rifiuto di entrare nel Governo da essi opposto all'invito di Moro e alle sollecitazioni dei loro amici di partito, e di corrente, quando è evidente che una loro presenza in certi Ministeri avrebbe rafforzato il governo, e di conseguenza i rispettivi partiti, mentre la loro ~< defezione » potrebbe essere motivo di debolezza per il governo senza per questo riuscire di giovamento ai partiti. Esemplare, invece, per coerenza politica, e come dimostrazione di una - piena « comprensione delle buone norme di un governo di coalizione », l'atteggiamento dei repubblicani per tutta. la durata dei laboriosi negoziati che hanno preceduto la composizione del gabinetto. 5 Bibliotecaginobianco

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