Gastone Orefice conclusioni dell'indagine, che è stata svolta da parlamentari dei sei paesi della Comunità, ed alla quale partecipava per l'Italia l'on. Sabatini, l'espansione economica e la conseguente offerta di lavo-ro · verificatesi in alcune regioni d'Italia hanno giustificato soltanto in p·arte tale fenomeno.. Nella maggior parte dei casi la popo1 lazione valida italiana disoccupata ha esitato di fronte al trasferimento all'estero per l'incognita che esso· rappresent~va e sopratutto per la conseguente necessità. di separarsi dalla famiglia. Il problema della educazione, della fom1azione professionale e della preparazione sociale per quanto riguarda i lavoratori che debbono andare a cercare lavoro all'estero ed il problema dello alloggio, del costo dei viaggi e della trasferibilità della famiglia rimangono 1 alla base della effettiva mobilità dei lavoratorL In un discorso pronunziato a Karlsruhe, il 4 ottobre, il Prof. Lionello Levi Sandri, Membro della Comrnissione esecutiva della CEE per le questioni sociali, ricordava l'importanza della formazione professionale per la libera circolazione dei lavoratori e rilevava che alla fine del luglio, 1963 vi sarebbe stato il pieno impiego in tutta Europa se la libera circolazione dei lavoratori fosse stata effettiva: circa 800.000 offerte di lavoro risultavano non soddisfatte a tale epoca (15.000 in Belgio, 600.000 nella Repubblica Federale Tedesca, 80.000 in Francia, e circa 100.000 nei Paesi Bassi), mentre nello stesso momento vi era circa un 1nilione e mezzo di richieste di lavoro no·n soddisfatte, di cui 1.200.000 circa in Italia. A proposito. della cifra relativa all'Italia il Commissario della CEE precisava che essa, naturalmente, non riguardava soltanto i disoccupati, ·ma anche i lavoratori in cerca di migliore occupazione; e che i veri disoccupati dovrebbero essere attualmente in Italia meno di 900.000: « i veri disoccupa~i - ha detto esattamente Levi· Sandri - non supererebbero i 900.000, ma io ritengo tale cifra esagerata e non rispondente alla realtà». Nelle prospettive a lungo termine la Francia prevede di dover fare ricorso ad un importante contingente di mano d'opera straniera. Tenendo conto del tasso di accrescimento naturale della popolazione (escluse quindi le immigrazioni) la popolazione attiva dovrebbe passare da 20.180.000 ai primi del 1963 a 21.700.000 nel 1970; ma di questo milione e mezzo di nuovi lavoratori potenziali si calcola che almeno la metà non sarà disponibile per l'economia nazionale· a causa dell'ulteriore prolungamento della scolarità. Ciò vuol dire che senza far entrare stranieri la mano d'opera disponibile in Francia aun1enterebbe dal 1964 al 1970 di 750.000 unità soltanto: meno di quanto essa è aumentata negli ultimi due am1i. Le necessità di mano d'opera saranno senza dub·bio molto superiori, tenuto conto dell'espansione, anche se le necessità saranno ridotte dal miglioramento della produttività. Senza dubbio la Francia dovrà continuare a ricorrere alla immigrazione di mano d'opera, che nel prossimo quinquennio dovrebbe oscillare almeno attorno alle 800.000 unità. Dove trovare la mano d'opera necessaria? Il pr_:oblema è uno dei più 64 Bibliotecaginobianco
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