/ I Loretta Valtz Mannucci programmazione fosse già data per acquisita e normale, e in cui il dibattito si svolgesse solo intorno alla « I?uona .amministrazione degli uomini e delle attrezzature », per realizzare ·fini da tutti condivisi (allora, persino i dissensi tra governo ed ente di proposta circa i campi di ricerca da incoraggiare e circa la n1isura dell'incoraggiamento, sarebbero fruttuosi). Ma in un paese in cui la stessa espressione << politica di piano » (una trovata, ammettiamolo, più delicata della « programmazione » o della stessa « pianificazione ») provoca esplosioni emotive e spropositate, e interventi pressoché criminosi, gioverebbe so·prattutto a coloro che, da destra o da sinistra, auspicano l'immobilismo. E qui sembra utile accennare a un altro aspetto· della legge: per la prima volta il Parlamento avrà un'occasione annuale, in sede di discussione sul bilancio del_ Ministero del Bilancio, di occuparsi della ricerca scientifica. Il compiacimento in proposito è stato unanime. Il senatore Arnaudi, in particolare, si è compiaciuto del fatto che, grazie alla presentazione del rapporto del CNR e grazie all'art. 3, che qbbliga i ministeri a recare in bilancio la voce « ricerca », il Ministro dell'Industria dovrà in futuro far ben altro che elencare le otto stazioni sperimentali; e i 14 miliardi iscritti dal ministro della Pubblica Istruzione sotto la voce « ricerca » dovranno essere specificati. Il Parlamento, ha ·detto Arnaudi, dovrà ormai discutere di indirizzi tecnici; la ricerca è stata ormai legata ai problemi della produttività. In questo senso è intervenuto nella discussione anche il senatore Mcintagnani, il quale si è rammaricato del fatto che il Parlamento dovrà discutere una relazione già approvata dal Consiglio dei l\tlinistri, rivendicando al Parlamento stesso la decisione e il controllo politico: il « contenuto della programmazione ». A questo scopo il sen. Mo11tagnani vorrebbe che si creasse un istituto di indagine e analisi al servizio del Parlamento, e che si istituisse una commissio·ne interparlamentare permanente, anch'essa dotata di « strumenti sufficienti ». Ora, non colpisce tanto cl1e siano state fatte delle dichiarazioni di questo genere, « a titolo personale », quanto che siano state accolte acriticamente da tutti i presenti, il che dimostra come si tenda ancora istintivamente a coltivare l'immagine classica del Parlamento, co·me sede di non si sa bene quale « mente collettiva», che permetterebbe l'~nniscienza e l'onnipresenza. Ma se i parlamentari, come si è sostenuto, sono privi di conoscenze e di interessi scientifici - se l'intera classe dirigente del paese è, come ha afferinato Malfatti, arretrata - a che cosa si ridurrà questa discussione annuale? Si ascolterà davvero un rapporto dettagliato sulle attività dei centri sperimentali (più di 40) 38 Bibliotecaginobianco •
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