Nord e Sud - anno X - n. 48 - dicembre 1963

Sergio Ristuccia molti aspetti i problemi sollevati recentemente da Claudio Napoleoni nella « Rivista Trimestrale » a proposito del ruolo· subordinato che ha finora avuto il consumo nei confronti della produzione, sia nel pensiero che nella prassi economica. È una questione che qui si deve lasciare • 1n sospeso. Nella ipotesi provvisoria, che la produzione di massa sia auspicabile in Europa, ma sia da attuarsi mirando ad una ~vveduta revisione critica dei suoi meccanismi, si può tuttavia cercare una prima risposta ai quesiti della convenienza, per l'Europa, di una politica di ampia liberalizzazione commerciale sul piano atlantico. Il pro,blema si potrebbe formulare così: quanto ampia deve essere la liberalizzazione? .Si deve liberalizzare contemporaneamente lo scambio dei beni o servizi e il movimento dei capitali (favorendo perciò gli investimenti americani in Europa) o si può legittimamente pensare ad una gradualità nel tempo che contempli, in una prima fase, una reale alternatività fra i due tipi di liberalizzazione? Può valere innanzitutto u11a considerazione: gli scambi fra l'Europa e gli Stati Uniti presentano un deficit a carico dei paesi europei. In questi ultimi anni le vendite degli Stati Uniti ai Sei non hanno· cessato di aumentare, passando da 319 a 371 milioni di dollari al mese tra il 1960 ed il 1962 ed a 415 milioni di dollari mensili durante i primLcinque mesi di quest'anno: si tratta di un progresso del 30% in tre anni. Gli acquisti americani in Europa sono aumentati molto meno rapidamente: 187 milioni di dollari per mese nel 1960, 204 l'anno scorso, 203 nei primi mesi di quest'anno: meno del 6%. Così il disavanzo commerciale dei Sei nei confronti degli Stati Uniti è passato da 132 milioni di dollari al mese nel 1960 a 212 milioni di dollari al mese nel 1963, con un aumento del 60%. I tre maggiori paesi della CEE hanno visto il loro deficit aggravarsi considerevolmente: 85 milioni di dollari al mese contro 44 per la Germania; 47 contro 24 per l'Italia; 40 contro 29 per la Francia. --- . In base a tutto questo si è detto· che, in definitiva, un abbassamento delle tariffe doganali è nell'interesse anche e, in alcuni settori, soprattutto degli europei, se vo·gliono riequilibrare, attraverso maggiori vendite, i loro scambi con gli USA. A tal riguardo occorrerebbe fare minutamente la storia dei recenti tentativi europei di entrare massicciamente sul mercato americano, tentativi che in qualche momento parvero, per la verità, sortire buon esito. Senza anticipare frettolosamente delle co·nclusioni,. si può dire, comunque che l'esportazione europea in America ha tentato negli ultimi anni di insinuarsi su quel mercato coprendo le deficienze di offerta della produzione americana, ma identi18 Bibliotecaginobianco

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