Nord e Sud - anno X - n. 48 - dicembre 1963

Sergio Ristuccia contrario ad ogni sia pur moderato proposito di programmazio·ne eco• nomica. In ciò egli si è rifatto a posizioni cl1iaramente. meta-economiche, insistendo a più riprese sull'impossibilità di prevedere in termini « quantitativi » i comportamenti 11mani. Co11la conclusione che solo le decisioni prese in un sistema di competizione libera, senza neppure il labile vincolo costituito dai centri previsionali pubblici, possano corrispondere a tale· sostanziale « imprevedibilità » della vita economica. Come poi faccia ad ispirarsi a tale visione dei fatti economici un'economia, come quella tedesca, con così alto grado di concentrazione industriale, con un sistema creditizio molto omogeneo ed accentrato, con ampi ed efficaci strumenti di governo predisposti ai fini della dislocazione territoriale dell'attività industriale (tanto per citare alcuni aspetti che ne attestano la « spontaneità » ed il pluralismo decisionale!), è una questione che Erhard sembra ignorare, ma che non per tanto è meno fondata. In realtà, andando a grattare, sotto le metafisicherie erhardiane, c'è il disegno di un'egemonia industriale tedesca inco-ntrastata che si teme possa venir messa in causa da una programmazione paritetica di scala continentale. La Commissio-ne della CEE ha tuttavia mantenuto la sua proposta, precisandola come suggerimento per la mera razionalizzazione degli strumenti di coordinamento delle politiche economiche nazionali. Confortata dal parere (maggio 1963) del Comitato economico e sociale della CEE, nel quale siedono anche i rappresentanti delle categorie economiche ed imprenditoriali, ]a Commissione ha form11lato, a fine luglio, una raccomandazione al Consiglio dei ministri sul problema della « politica economica a medio termine ». Notevole, addirittura eccessivo, è il tentativo di rimuovere, anche nei termini, ogni asperità polemica in tema di programmazione. Confermato come principio fondamentale del MEC il libero gioco del mercato, la raccomandazione rileva che, avendo i poteri pubblici un ruolo determinante nella vita economica, è necessario affrontare il problema della razionalità degli interventi pubblici riconosciuti necessari. .Esiste, infatti, « il grave pericolo che le decisioni degli organi nazionali e delle istituzioni comuni vengano adottate senza prendere in sufficiente considerazione gli effetti generali che esse possono avere a lungo termine sull'economia della Comunità» (qui si riconosce implicitamente, per esempio, la necessità di un parallelismo fra programmazione ed abbattimento della tariffa doganale), « e che le politiche elaborate dalle autorità nazionali e comunitarie si sviluppino in modo non organico o siano incompatibili tra loro ». Perciò, si propone di mettere in atto una procedura di coordinamento mirante alla formulazione di un programma economico europeo. Un gruppo di esperti indipendenti, altamente qualificati, dovrebbe avere il compito di preparare 12 Bibliotecaginobianco

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