Recensioni tività (specie quella tra ferrovie metropolitane e trasporti p,ubblici in superficie) richiede il coordinarnento dei servizi. La seconda parte del volume, poi, inette a fuoco le caratteristicl1e della «fascia» (che comprende 86 · con1uni) le cui dimensioni so:no molto più ridotte di quelle dell'area metropolitana (o, per essere più esatti, di ciò che sarà l'area metropolitana). Solo alcuni comuni (Sesto San Giovanni, Legnano, Saronno e Monza) hanno una storia economica p•reesistente alla « seconda industrializzazione ». Questa si distingue dalla prima - caratterizzata dall'esistenza di pochi capoluogltl in cui si concentrava tutta l'industria - perché ha causato una rapida espansione a macchia d'olio degli insediamenti industriali, come vere e proprie pro,paggini del capoluogo. Il criterio scelto per passare in rassegna i comuni della « fascia» è quello della suddivisione delle zone secondo le principali direttrici del traffico. Ne risulta che i « maggiori insediamenti si sono realizzati nelle zone che portano verso nord (con angolazioni ad ovest e ad est) e verso est», non solo perché le zone in questione sono 1neglio servite dalla rete stradale e ferroviaria, ma anche perch.é il relativo spezzettamento della proprietà fondiaria a nord di Milano ha permesso la nascita di piccole e medie industrie (che sono quelle che dominano la scena industriale). Viene poi notato che, sebbene i costi di trasporto e delle aree, le difficoltà di reclutamento della mano d'opera, una più razionale utilizzazione degli impianti, una migliore distribuzione delle infrastrutture di base siano tutti fattori centrifughi, il fenomeno del decentramento industriale nella « fascia» è stato di dimensioni molto modeste: perché ostacoli ben precisi al trasferimento traggono origine dall'ordinamento fiscale vigente. Se, quindi, si ritiene (come è giusto che si ritenga!) che il decentramento industriale debba essere « il risultato dell'inserimento in un'esperienza che ha una diffusa latitudine, - occorre accompagnare il fenomeno», rivedendone, in sede politica, i criteri di attuazione e di incentivazione. La causa principale della scarsa sensibilità dimostrata dai comuni della « fascia » per i problen;ii « di sistemazio 1 ne delle aree, per gli equilibri razionali tra zo·ne co,struite, quelle dedicate alla viabilità e a verde » deve essere, in gran parte, ricercata nelle modeste possibilità finanziarie dei comuni medi e piccoli( che sono po1 i la maggioranza in tutta la provincia). Neppure al meno attento osservatore può sfuggire l'irrazionale _distribuzione della popolazione tra metropoli èd hinterland; inoltre, la caratteristica che ricorre più frequentemente nella « fascia » è quella dell'accentramento con la confusione territoriale delle funzioni di carattere residenziale e urbano. Gli inconvenienti economici e sociali derivanti dalla crescita caotica ed incontrollata sono, quindi, pi11ttosto sensibili. La quasi totale inesistenza di principi direttivi - la maggior parte dei comuni non ha un piano regolatore, e, tra i pochissimi.che ne dispongono, « c'è qualcuno che teme di non poterlo applicare perché invecchiato rispetto al reale andamento delle cose » - ha portato ad una preoccupante « anarchia di realizzazioni». È necessario che gli enti locali prendano provvedimenti soffermandosi ad individuare le direttive del futuro sviluppo demografico ed indu121 Bibliotecaginobianco
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