Lettere al Direttore prima delle votazioni un candidato della C.G.I.L. era stato licenziato e nel1' azienda si era determinata un' at1nosf era di paùra. La classe dirigente meridionale la si può suddividere in due categorie: ve ne è una aperta, colta, che avverte di più il contatto con il mondo, con i problemi della società moderna; e ve ne è un'altra, ferma a posizioni arretrate, povera culturalmente, cftiusa in se stessa, legata ai piccoli privilegi della provincia. Gli esponenti di quest'ultima che eccellono, forti delle loro posizioni di potere locale, sono scarsamente informati di quanto avviene fuori, nell'Europa, nel mondo, la loro cultura è stantia, le loro clientele sono di un livello deprimente. Ma è proprio questa seconda categoria che detiene tutti i poteri: le vecchie e le nuove strutture ecoriomiche sono condizionate dai loro atteggiamenti, dal loro radicato spirito antirnoderno e antiprogressista. Non v'è stato un solo atto, alnieno fino ad oggi, che mirasse a mettere in valore la « capacità popolare di rivendicare i propri diritti, in quella partecipazione attiva di tittti alla cosa pubblica, che è u110 degli elementi determinanti di uno Stato di benessere ». Pessimismo il mio? Forse. Ma sono fiducioso, più che nell'attuale classe dirigente, 11ellenuove leve di ingegneri, architetti, tecnici e operai che entrano oggi negli stabilimenti ancli'es~i nuovi. In Puglia sono trentamila e fra pochi anni saranno sessanta mila. Saranno queste forze nuove, inserite stabilmente in una nuova realtà industriale che apre orizzonti più ampi, ·ad esprimere forse una classe dirigente che sia in modo serio la genuina espressione di una società in sviluppo. MARIO DILIO Pubblichiamo volentieri qt1esta lettera dell'amico Dilio, ritornato in~ Puglia dal Nord; e la pubblichiamo con maggiore rilievo di quanto non se ne dia di solito alle "lettere", perché essa ripropone da Bari quel problema degli uomini che noi abbiamo sollevato da Napoli e che ha costituito il motivo centrale dell~ polemica che « Nord e Sud » ha condotto con particolare intensità negli ultimi due aru1i, per correggere in sede politica quell'intervento meridionalista che consideriamo seriamente impostato e condotto in sede tecnica da parte delle maggioranze democratiche nazionali. Staremo a vedere ora se i partiti del centro-sinistra si sono resi conto della _necessita di questa correzione, della necessità di rompere col vecchio « notabilato» e di creare le premesse per la valorizzazione nel Mezzogiorno di una nuova classe dirigente. Queste premesse, a nostro avviso, possono essere create cori alcuni mutamenti fondamentali ai vertici delle istituzioni, degli enti, degli organi che operano nel Mezzogiorno. E si tratta della più importante condizione per un rilancio efficace della politica m~ridionalista, più importante pure delle questioni programmaticl1e intorno alle quali si scontrano di solito i_ negoziatori della maggioranza. N. e S. 54 Bibliotecaginobianco
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