Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Dopo il 28 aprile gere la loro posizione con tempestiva intelligenza, evidentemente perché diventati consapevoli dell'insufficienza, se non dell'impopolarità, delle posizioni su cui è nata e si è caratterizzata la « corrente »: basti pensare a Taviani. È lecito sperare che altri esponenti della « corrente » cambino di atteggiamento rispetto a quello che hanno tenuto fino ad oggi? È lecito sperare che i migliori uomini di governo espressi dal gruppo « doroteo » si rendano conto che l'apertura a sinistra va perseguita con ben altro spirito di quello che ispira le « veline » dell'on. Piccoli? È lecito sperare, insomma, in un ridimensionamento della « corrente dorotea », o per lo meno in una revisio11e in senso politico, coerentemente politico, delle posizioni « doro tee »? Non sappiamo dare per il momento una risposta a questi interrogativi che tuttavia possono essere formulati. In ogni caso è evidente che dai « dorotei » dipende ancora se l'apertura a sinistra può avere un avvenire e con essa la democrazia italiana come democrazia in qualche modo esemplare nel quadro di un'Europa occidentale insidiata da minacciose soluzioni autoritarie. Ma non soltanto dai « dorotei », naturalme11te: anche dal senso di responsabilità delle altre correnti del partito di maggioranza relativa e degli altri partiti della maggioranza di centro-sinistra. 23 Bib.liotecaginobianco

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