Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Recensioni o, nel migliore dei casi, la tua stessa coscienza e la storia, che la sbarrano ». Non è certo questo, - oh, tutt'altro! - un momento di accentuato rigore rivoluzionario. È piuttosto un senso d'esperienza conclusa, e conclusa senza aver trovato l'appagamento. Malinconie e inquietudini dell'uomo? Certo. Nell'autunno incipiente, « ritornano, dentro, individui e sentimenti, come risgorga una vecchia polla ». Ottieri contrappone all'altrui fervore organizzativo la sua « persona », l'essere lui « anche un individuo e un sentimento». Tanto ciò è vero, cl1e nella successiva pagina di diario è come la spirale della sua incertezza nevrotica che riprende: « Più letteratura. Basta con l'infatuazione sociologica. Recuperare l'adolescenza, quella cronologica e quella permanente ... La dimensio11e intima, non c'è più scampo, va recup-erata, sollevata dal buio, nella sua libertà, perché non diventi un pozzo1 nel quale ricadere da un momento all'altro. Si vendicano gli anni della gio,vinezza perduta ». Ma per quella singolare ambivalenza tra « psicologia del profondo » e senso della storia e delle cose che si è osservata nel libro, a noi pare di scorgere a questo punto pure la verificazione sottaciuta di certe obiettive « impasses, sia nella spinta operaia, sia nel padronato e nelle dirigenze, dell'attuale neo-capitalismo: ovvio, in un tiomo come Ottieri, che al senso di non poterle lui superare si accompagni un atteggiamento conclusivo inquieto e un po' amaro. È allora legittin10 chiedergli di rimeditare fra sé i termini di quelle difficoltà, di chiarirli meglio che non abbia potuto, nonostante la frequenza di tocchi illuminanti, in questo diario? Senza dubbio sarebbe utile - a noi e forse anche ad Ottieri - cl1e egli potesse trarre da tanta esperienza un tutto scoperto e filato discorso sociologico. Ma La linea gotica ci vieta l'ingenuità di suggerirgli ancora la strada. Altro non ci è dato che di augurargliela, se è vero che l'augurio, diversa111ente dall'esortazione, ' . puo essere ingenuo. ' NICOLA PIERRI La legione d' Israele Il reportage su Israele di Giovanni Russo (L'Atomo e la Bibbia, Bompiani, pag. 177, L. 1000) conferma la capacità dell'autore, documentata nei libri precedenti Baroni e contadini e L'Italia dei poveri, di slargare i margini del quotidiano impegno giornalistico in risultati di an1pio respiro. L'attenta partecipazione ai problemi storie.i, l'intelligente uso di strumenti d'indagine socio-economica, la sottile e a volte sofferta sensibilità, anche in questo diario di viaggio sono il connettivo che unisce le note di attualità, gli incontri, i rilievi statistici, le linee del paesaggio. e le voci riflesse nelle pagine da un campionario esemplare di personaggi. Dal paese straniero Russo riporta giudizi, suggestioni, fatti, e li trascrive con la consueta chiarezza abilmente disposta fra la cronaca è il gusto letterario. Il richiamo alle analogie della situazione italiana, e specialmente del Mezzogiorno, è qualcosa di più che un paragone suggerito da effettive coin221 Bi.bl·iotecaginobianco

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