Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Antonio Palermo conquista culturale dell'u1nanesirr10 111oderno, l'identific~zio·ne di filosofia e storia. E, a fugare ogni dubbio, ecco la dichiarazione programmatica di Umberto Eco: « defininire quando un'opera realizza pienamente un valore, portando ad attuazione delle premesse di poetica, non è compito dello studioso di estetica che analizza la possibilità generali delle strutture: è compito del critico e del consumatore comune, volta per volta» (p·. 13). È di una gravità, da un punto di vista storicistico, s'intende, che non ha bisogno di chiose. Ed è altresì l'abbrivo di tutta una metodologia più che discutibile. È lecito scegliere fra Croce e De\.vey, da una parte, e Richards o Morris, dall'altra, quale che sia la scelta; non è lecito accostare, con sorprendente leggerezza, tesi antitetiche fra loro, porle sullo stesso piano e poi, di fatto, procedere nell'ambito di una sola di esse, magari di quella giusta, presentandola, però, come una mera ipotesi di lavoro, 'preferibile'. Così prende posizione Eco in merito ai punti focali dell'estetica contemporanea: « a meno che non si volesse fare dell'esperienza estetica la condizione aurorale di ogni conoscere, la sua fase primaria ed essenziale ... » (p. 62); « anche senza attuare una identificazione arte-linguaggio, si potrà utilmente procedere -per analogia ... » (p. 63); « non accettiamo. una stretta identificazione tra uso emotivo e uso estetico del linguaggio, e neppure una netta distinzione tra uso emotivo e referenziale ... » (p. 63 n.); « la differenza tra referenziale ed emotivo non· riguarda tanto la struttura della espressione quanto il suo uso» (p. 71) ... Né giova che egli porga sottili e molteplici analisi della percezione, attingendo con dovizia e intelligenza ai· risultati raggiunti dalla psico,logia della forma e da quella transazionale, dalla cibernetica e dalla teoria matematica dell'informazione. Queste analisi, se gettano molta luce sul rapporto soggetto-01ggetto - come le ricerche delle scienze co1 ntemporanee hanno mostrato che si configura, nulla, assolutamente nulla, dicono intorno alI'individuum costituito dalla percezione estetica. Sono indagini volte a descrivere la natura della fruizione, che n1irano al 'consumatore', non al ' produtto 1 re ' di valori, o meglio, al valore in sé e per sé. Saranno magari utili per illustrare le componenti di una situazione culturale, ma i loro dati dovranno essere accolti con una prudenza più che cautelosa. La ' novità ' del linguaggio poetico leopardiano è minima, e grande è quella del linguaggio pascoliano e grandissima è quella della prosa di Gadda. E con ciò? Queste indagini, infine, saranno certamente utilissime per orientarsi nel campo d'azione della sottocultura: qui, è chiaro, la loro impotenza di fronte alla poesia avrà ben modo di fare aggio. Ma invano si attende e si attenderà da esse « il prodigio che schiude la divina Indifferenza » della constatazione scientifica; invano si attenderà una motivazione vincolante delle ' opere aperte '. Neppure la prospettiva da Zeitgeist, che Eco a un certo punto si concede, può dirsi risolutiva. Che risposta si può avere dal mettere di fronte, anzi accanto, le 'opere aperte' e lo Zen, la liberazione vitalistica che sarebbe alla base della « piccola parola giapponese », .dal « suono ronzante e pun214 \ Bibliotecaginobianco . I ' \

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