Recensioni per Eco, con opere come l'Avventura di Antonioni, le sue più autentiche possibilità espressive. Ma veniamo alla individuazione di uno dei caratteri precipui delle contemporanee opere aperte. Esso è dato dalla ' molteplicità ' e ' mobilità ' delle sue letture 'consentite'. Lo 'spazio' lasciato dall'autore al fruitore dell'opera è vago, fluttuante, 'aperto', tale da lasciare adito a una pluralità di interpretazioni. Certo, Eco si rende conto che basterebbJe richiamare le quattro possibilità di lettura enunciate da Dante (anagogica, allegorica, letterale, morale) per sminuire di molto la pretesa novità delle contemporanee poetiche 'aperte'. Tuttavia la -loro differenza specifica resta, egli dice, ed è da cogliere nella « apertura programmatica», « esplicita », nello aspetto deliberatamente « non finito», in fieri e, in talune 'opere aperte', addirittura « in movimento»; sicché in siffatte creazioni aritistiche si avrebbe quasi una sorta di gestazione pubblica, alla quale i frt1itori darebbero un contributo determinante. Una esemplificazione puntuale non può, però, ragionevolmente, uscire dall'alveo dello « sperimentale »; ed allora è necessario allargare ancora l'accezione di ' opera aperta ' per poter esibire qualche pezza d'appoggio non fasulla. « Possiamo facilmente pensare all'op-era di Kafka, co·me ad un'opera 'aperta', per eccellenza: processo, castello, attesa, condanna, malattia, metamorfosi, tortura non sono situazioni da intendersi nel loro significato letterale immediato. Ma a differenza delle costruzioni allegoriche medievali, qui i sovrasensi non sono dati in modo univoco, non sono garantiti da alcuna enciclopedia, non riposano su nessun ordine del mondo. Le varie interpretazioni esistenzialistiche, teologiche, cliniche, psicoanalitiche dei simboli kafhiani esauriscono apJpena in parte le possibilità dell'opera: in effetti l'opera rimane inesauribile ed aperta in quanto 'ambigua' ... » (p. 34). ' Ma non è proprio dei classici di tutti i tempi, anzi, non è proprio di ogni opera di poesia, presentare una sempre nuova possibilità di lettura? Eco lo sa benissimo: « Ogni opera d'arte, dalle pitture rupestri a I promessi sposi, si propone come un oggetto aperto a una infinità di degustazioni. E non perché un'opera sia un mero preteso per tutte le esercitazioni della sensibilità soggettiva cl1e fa convergere su di essa gli umori del momento, ma perché è tipico dell'opera d'arte il porsi come sorgente inesausta di esperienze che, mettendola a fuoco, ne fanno emergere sempre nuovi aspetti » (p. 57). Ed allora, dipenderà dalla ' ambiguità ' strutturale l' ' inesauribilità ' dell'opera di Kafka o non piuttosto dal fatto che quella ambiguità è diventata poesia? È chiaro che tutta la validità del discorso di Eco poggia sulle risposte date a interrogativi di questo tip·o. E tali risposte, va detto senza infingimenti, sono, esse sì, estremamente ambigue. Che senso ha una dichiarazione di modestia in casi del genere: « non pretendere assolutamente .. con un giudizio di valore » che i fenomeni presi in esame « costituiscano sempre e a ogni costo l'unica punta valida dell'arte contemporanea »? Nessuno, se non quello di porgere amabilmente la sconfessione della più importante 213 Bib-liotecaginobianco •
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