Una stamJJa senza avventure generalmente parlando, per tutti i beni di consumo. Sam Carcano ha perfettamente r~gione, quando giudica positivamente· l'influenza della stampa « per le donne » sull'evoluzione del gusto femminile: le donne si vestono meglio, arredano meglio la loro casa, conoscono meglio le regole che presiedono ai rapporti sociali, si interessano di pro,blemi nuovi, come il giardinaggio e l'antiquariato. Quello del « saper vivere » è il solo settore, peraltro, nel quale la stampa femminile riveli tendenze innovatrici (e ne abbiamo visto il motivo: il moltiplicarsi delle esigenze dei consumatori è indispensabile all'accrescersi del consumo; la lettrice che, avendo letto la rubrica « come essere belle », si è convinta della 11ecessità di « truccarsi » raffinatamente, volta la pagina, e trova la pubblicità di questa o quella industria di cosmetici). Per tutto· il resto, i periodici femminili sono rigidamente conservatori, sì da giustificare pienamente il giudizio che ne dà Cesare Mannucci: « ... c'è il modo, proprio alla gran parte delle riviste tipo ' Grazia ' e 'Annabella', che tende a imprigionare la donna in un fittizio ' inondo femminile', imperniato sulla glorificazione della forma in se stessa e sulla sottomissione intellettuale, morale e civile ai padri, mariti, fidanzati e figli adulti », facendo delle do11ne « dei cittadini di seconda classe, perlomeno a molti effetti » 17 • La validità di questo giudizio è confermata, oltre che dal contenuto dei settimanali « borgl1esi », anche dalla formula dei fotoromanzi (malgrado si registri, in quel settore, un minore apporto pubblicitario). Qualcuno ha creduto di poter ravvisare una evoluzione dei fumetti nel fatto che i ge11tiluo·mini di antico lignaggio, protagonisti dei primi fotoromanzi, oggi si accompagnano sempre più frequentemente a gio-· vanotti di estrazione borghese, e talvolta persino proletaria. A nostro avviso, si tratta di un'evoluzione soltanto apparente, dovuta al fatto cl1e le operaie e le piccole impiegate (ossia la maggioranza del pubblico dei fumetti) non hanno molte occasioni di incontrare baroni e marchesi, mentre le fabbriche e gli uffici sono popolati di ingegneri e di tecnici. Cambiano, dunque, le qualifiche dei personaggi; resta però l'inverosimiglianza degli intrecci, resta la prospettiva del « principe azzurro» come unica possibilità che salvi la donna dal fallimento, resta un moralismo piatto e convenzionale. Non bisogna dimenticare che la pubblicistica dei fumetti comprende, oltre all'attività più propriamente editoriale, anche la produzione dei fotoromanzi: per la quale si sono creati degli « studi » in tutto analoghi a quelli cinematografici, con registi, sceneggiatori, elettricisti, operatori, interpreti .e via discor17 CESARE MANNUCCI, Lo spettatore senza libertà, Laterza, Bari 1962, pp. 235-236. 167 Bibliotecaginobianco
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