Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Antonino I zzo stesso contesto che vanno·, altresì, discussi i problemi specifici di Napoli e la sua funzione nello sviluppo· della Campania e dell'intero Mezzo- . giorno. Sotto questo ultimo aspetto, Napo-li ha una funzione di condiziona1nento dello sviluppo· economico di tutto il Mezzogiorno. E ciò non . soltanto in virtù del peso esercitato da certi fattori quantitativi (in primo luogo: popolazione e capacità di consumo, specie potenziali) quanto per il rilievo che alcune strutture produttive dell'area napoletana (Bagnoli, Torre Annunziata, Castellammare, ecc.) hanno nel contesto della econon1ia del Mezzogiorno. In realtà Napoli ed il suo hinterland rappresentano ancora, pur con tutte le loro lacune e deficienze, il nucleo industriale nel contempo più compatto e più diversificato esistente nel Meridio·ne. Conservarne ed accrescerne l'efficienza significa, evidentemente, conservare ed accrescere l'efficienza produttiva di una larga parte dell'economia meridio11ale. Oltre a ciò, la creazione di altri nuclei industriali « compatti », quali in primo luogo Taranto, ma anche Bari, Brindisi, Gela, ecc., potranno trovare motivi di stimolo e di successo solo se le capacità produttive dell'industria napoletana si accresceranno ad un ritmo soddisfacente e sufficientemente rapido. Sarà sopratutto uno sforzo di ulteriore e più moderna diversificazione delle capacità trasformatrici e manufatturiere dell'industria napoletana ad indirizzare ed a stimolare l'economia del Mezzogiorno per i prossimi venti o trenta anni. 2. - Ma cosa è, i11tanto, accaduto nella Campania ed a Napoli negli anni del « miracolo »? Dal 1951 al 1961 l'occupazione del Mezzogiorno l1a registrato una diminuzione di 150 mila unità in agricoltura contro un aumento di 240 mila unità nella industria e di 422 mila nei servizi 1 • Ciò è stato reso possibile da un aumento effettivo della occupazione extra-agricola nel Mezzogiorno verificatosi parallelamente al movimento emigratorio dal Sud verso il Nord del paese e verso l'estero. In pratica, il l\Aezzogiomo l1a potuto offrire, nei dieci anni considerati, circa 700 mila nuo,vi posti di lavoro, rispetto ai 1.400 mila posti di lavoro cl1e i meridionali hanno trovato nel Centro-Nord o all'estero. Nel decennio 1951-1961 per ogni nuovo posto di lavoro offerto dal Mezzogiorno ve ne sono stati duP- offerti da regioni esterne al Mezzogiorno stesso. È difficile valutare la partecipazione della Campania a questo flusso migratorio. Cassinis cita, quale fonte attendibile per valutare questa par1 Dati ripresi dal quaderno N. 5 (La scuola del Mezzogiorno) edito dal Centro Formazione e Studi a cura di Augusto Roberto, e in particolare dalla parte curata da Umberto Cassinis, Il 1nercato del lavoro nel Mezzogiorno d'Italia. 122 Bi~liotecaginobianco .

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