Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

Clemente lvlaglietta disagio possibile, avvenga la sistemazione di q~esti lavoratori, ricavando le direttive ed i mezzi necessari da un effettivo impegno dello stato e non contentandosi di prov·vedimenti occasionali e di fondi sottratti ad altre destinazioni, come avviene con l'impiego dei contributi versati al Fondo di disoccupazione o degli assegni familiari. Non c'è dubbio che gli strumenti di intervento debbano essere quelli pubblici con la collaborazione delle associazioni democratiche al posto delle tradizionali manifestazioni di assistenza e di carità. Ai comuni dovrebbero essere riconosciuto l'obbligo primario dell'intervento e del coordinamento. Questa azione va collegata alle iniziative programmatiche nella economia con i piani regionali di sviluppo, con i piani regolatori, con la formazione dei Consorzi industriali, con. i piani di costruzione di scuole e di alloggi, e, persino, con il tempo libero. La dinamica del fenomeno ci porta a prevedere la fine della sua acutezza. entro un breve numero di anni (forse sei o sette); e noi dovremo in questo lasso di tempo, risolvere i problemi connessi all'inserimento della popolazione immigrata nella comunità di approdo e dovremo essere in condizione di valutare tempestivamente il nuovo equilibrio che risulterà, sia per le zone di emigrazione che per quelle cli immigrazio,ne. Si tratta di te11ere conto dell'allo-ntanamento definitivo di forze prod4ttive e di interi nuclei familiari e si tratta di considerare irreversibile il movimento di ·abbandono di lavori faticosi e di scarso reddito o di condizioni ambientalì arretrate. Si tratta di tenere conto, alla conclusione eventuale di una fase espansiva, della impossibilità di un ritorno ai luoghi di origine. I fatti considerati a questo rnodo, fanno della emigrazione interna un aspetto dello sviluppo economico e democratico del nostro paese. * * * Una valutazione· in termini concreti del fenomeno della emigrazione interna collega immediatamente questo fatto anche alle materiali conseguenze che derivano per i luoghi di provenienza cl1e si spopolano e rischiano - senza un coraggioso intervento pubblico - di . restare nel più desolante abbandono. Da un lato vi sono la campagna, la montagna, le zone economicamente arretrate; dall'altra v'è la città con la sua. corona di centri urbani minori, con la sua periferia che crescè ed è eternamente bisognevole di intervento pubblico e privato. La periferia urbana ha, in ogni città, una sua caratteristica. La banlieue di Parigi, i subtlrbs di Londra, le coree" di Milano, i comuni aggregati di Napoli, la periferia di Tokio e qL1ella di New York, Monte Verde e Tor Pignattaro a Ro1na, il Barrio Chino di Barcellona. Ma l'at90 Bibliotecaginobianco -

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