Guido Azzolini misura e con quale procedura potranno essere prese opportune disposizioni per la navig,azione marittima e aerea. Tuttavia, i p·orti, per la loro stessa natura e struttura economica non potevano restare a lun~o fuori di una regolamentazio-ne della Comunità Europea, anche se l'argomento non era stato co1 ntemplato dal Trattato di Roma. Infatti, all'Assemblea Parlamentare Europea è stata presentata nel dicembre del '61 una relazio·ne sui problemi della p•olitica comune dei trasporti ed in essa viene sottolineata la necessità di porre in essere una politica unica per tutti i p·aesi aderenti in fatto di questioni portuali, perché la Comunità è una unione doganale che effettua una sua politica commerciale rispetto ai paesi terzi. Anche la navigazione marittima deve essere perciò al più presto inserita più direttamente nella regolamentazione della CEE, per meglio perseguire la comune politica commerciale. Più in p-articolare nella relazione si sostiene che a tutti i porti marittimi dei paesi aderenti dovranno essere 9fferte le stesse prospettive perché possano sviluppare appieno le rispettive possibilità. Con questo criterio il problema vien posto in relazio:ne con le reali capacità e l'effettivo volume ·di traffico dei diversi porti. Le pro-vvidenze, cioè, saranno assegnate soltanto a quegli scali che presenteranno garanzie e condizioni da assicurare uno sviluppo del rispettivo hiriterland. È questo un indirizzo che, come vedremo più avanti, è stato. applicato per l'assegnazione di alcuni stanziamenti da parte della « Cassa per il Mezzogiorno » a quattordici porti del Meridione e risponde ad un criterio seguito anche all'estero. Ma, per tornare al documento sui traffici marittimi presentato all'Assemblea della CEE, rileviamo come in esso si argomenti che, nel quadro del potenziamento dei porti della Comunità, potrebbero realizzarsi convenienti sistemi economici, ma soltanto ove si concentrino gli investimenti in taluni porti, riservando ad essi il traffico· delle navi di tonnellaggio maggiore. È questo un sano criterio che, come abbiamo visto prima, in Italia è stato sovente perso di vista. La concentrazione degli investimenti ,comunque, dovrebbe avvenire al livello nazionale e non dovrebbe contrastare con gli investimenti per i collegamenti degli altri porti nazionali con il retroterra. - È chiaro, quindi, che bisogna attenersi ad un vero e proprio piano di selezione dei porti; e non per favorirne alcuni a svantaggio di altri., ma per incentivare in ciascuno di essi le sp,ecifiche funzioni e le rispettive specializzazioni. In questo piano generale appare evidente pure che dovranno essere effettuati dei poderosi investimenti dap·prima in quei porti che hanno visto aumentare i traffici in seguito allo sviluppo economico comunitario. 84 \ Bibliotecaginobianco I \
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