Argomenti fatto in passato lesinando sugli stanziamenti dovuti per la manutenzione e l'ammodernamento dei porti già avviati, ed effettivamente necessari al buon andamento della eco11omia nazionale. Tali incongruenze sono state fatte notare alcune volte anche in Parlamento. L'ultima volta, nel settembre del 1961, lo ha fatto il relatore alla Camera sullo stato di previsione della Spesa del Ministero della Marina Mercantile. A11cora una volta, in quell'occasione, la stampa nazionale mise in rilievo l'invito rivolto al Governo dal relatore a presentare al Parlamento un organico piano per l'ammodernamento e l'ampliamento dei porti maggiori. L'anno precedente il relatore al Senato sullo stato di previsione della spesa del Ministero dei Lavori Pubblici, nel quale erano iscritte le spese per le opere n1arittime, aveva dal suo canto osservato come in tutti i vicini paesi mediterranei ed atlantici si andasse da tempo provvedendo a riattrezzare e rimodernare i porti. Cosicché il nostro sistema portuale, ed in particolare i maggiori scali, continuando a difettare gli stanziamenti rivolti al conseguimento di analoghi obbiettivi, si trovava esposto alla crescente concorrenza dei porti esteri e rischiava di subire una contrazione dei traffici: cosa che si è verificata, per esempio, per il porto di Napoli e per quello di Bari nel 1962 per quanto riguarda le merci (per il primo, nel periodo gennaiosettembre, è stato registrato un movimento di 8 milioni 866 mila tonnellate, contro 10 milioni 57 mila tonnellate nello stesso periodo del 1961; per il secondo, il fenomeno è stato di minore entità, perché, da 2 milioni 976 mila tonnellate del gennaio-settembre del '61, si è scesi a 2 milioni 813 mila tonnellate negli stessi mesi del '62). Questa contrazione non avrebbe mancato di produrre serie ripercussioni sull'economia nazionale. Tali interventi, tuttavia, non valsero a produrre un miglioramento nella situazione portuale. Particolarmente importante, anche se a più di due anni di distanza, appare ancora la relazio11e della Commissione parlamentare per la comprensione del problema. Vi si legge, infatti, che nei precedenti quattordici esercizi finanziari erano stati spesi, per attrezzature portuali, soltanto 170 miliardi; mentre, volendo restare nell'ordine di grandezza della spesa del 1937, se ne sarebbero do1 vuti spendere più di 900. È da tener presente però che le esigenze attuali sono molto maggiori di quelle del '37 e le opere necessarie sono ben più costose. Per il 1960-'61 furono stanziati 7 miliardi e mezzo e per l'esercizio successivo 7 miliardi. Se si pensa però che solo per attuare un programma minimo di escavazioni allo scopo di tenere in efficienza i porti maggiori è stata prevista una spesa di 15 miliardi; e se si pensa, come è stato calcolato, che un metro di banchina non attrezzata viene 79 Bibliotecaginobianco
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