Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

I laburisti alla vigilia delle elezioni battaglia elettorale, non per questo si deve d'altra parte dimenticare il peso della politica estera. Anche in questo settore i conservatori si presentano con un pesante passivo: la loro politica europeistica è crollata, le « relazioni particolari » con gli Stati Uniti sono giunte all'ultimo atto dopo, la questione dello Skybolt, la politica di grande potenza fondata sul deterrent nucleare indipendente è finita a Nassau, " con la proposta americana di un deterrent multilaterale NATO. Il fallimento della politica estera dei conservatori è una riprova della validità di quella dei laburisti? Certo già da tempo - e Wilson lo ha subito riconfermato - essi si erano pronunciati a favore di un deterrent NATO: questo, però, non significa che non debba essere compiuto ogni sforzo per giungere alla messa al bando delle armi nucleari e al disarmo. Wilson ha anche affermato che il partito laburista è più vicino dei conservatori alle tesi del governo Kennedy e che proprio da questa affinità deve scaturire un nuovo e stretto rapporto tra le due grandi democrazie anglosassoni. Per quanto riguarda l'Europa, lo stesso Wilson si rende conto che ~na Gran Bretagna isolata politicamente ed economicamente in un mondo di sempre più vaste concentrazioni non ha alcuna possibilità di sopravvivere. Nel suo discorso dell'l 1 febbraio alla Camera dei Comuni egli ha detto cl1iaramente che « la Gran Bretagna deve ~astrarsi decisa a non voltare le spalle all'Europa » e che ogni sforzo deve essere fatto per giungere ad una Zona di libero scambio tra i Sei della CEE, i Sette dell'EFTA ed anche altri paesi come la Jugoslavia, ..nella forma di una struttura intergovernativa e non federale o sovranazionale. Questo significa però che Wilson, e con lui il partito laburista, è ancora legato al dogma del nazionalismo così come lo, è de Gaulle. Ora il laburismo deve compiere uno sforzo immaginativo anche nell'impostazione dei rapporti con l'Europa, e questo sforzo deve concretarsi nella costruzione di un'Europa socialista e quindi necessariamente sovranazionale. Se Gaitskell è stato accusato, a giusta ragione, di rinunciare all'internazionalismo per un gretto nazionalismo e di sfiducia nelle forze socialiste dell'Europa occidentale, Wilson non può insistere nello- stesso errore: egli deve riconoscere la validità della scelta europea compiuta dai conservatori, ma deve portare ques~a scelta dal piano ecoi:;omico a quello politico,, co•ntando proprio sull'appoggio delle forze socialiste e democratiche. Solo in questa prospettiva, anche se a lungo termine, le forze democratiche europee possono accettare provvisoriamente la soluzione di Wilson dell'associazione o della Zona di libero scambio che dir si voglia. Certo oggi si deve riconoscere che per Wilson e per , '\ 75 Bibliotecaginobianco

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