• Mario Pacelli nel contempo, il fatto che uno degli urbanisti più impegnati, Bruno Zevi, sia membro della Commissione per la programmazione, rappresentano altrettanti fatti positivi in tal senso. D'altra parte, le esperienze fatte durante gli studi per il piano territoriale della Campania hanno dimostrato che un~ collaborazione tra urbanisti, geografi, sociologi ed economisti, è possibile anche sul terreno concreto. Sarebbe invece un grave errore ritenere che la programmazione economica possa risolversi nella pianificazione urbanistica o viceversa. Se è vero, infatti, che uno dei più gravi ostacoli ad una valida ed efficace pianificazione territoriale è stato costituito dalla mancanza di una programmazione economica, è altrettanto vero che la problematica territoriale non è logicamente successiva al fatto della pianificazione e del programma nazionale, « pur se da questo ripete la ispirazione unitaria» (Saraceno). Ciò che Mumford osservava circa 40 anni or sono nel suo volume La cultura delle città (Comunità) a proposito dell'ascesa e caduta di « megalopoli» è tuttora valido, anzi è proprio l'esperienza di questi ultimi anni che ne ha dimostrato la validità. L'urbanistica non si identifica nel « town desing » come taluni mostrano di ritenere, dimenticando le componenti sociologiche ed economiche della pianificazione territoriale. D'altra parte, l'urbanista non deve e non può essere ancora costretto, come è accaduto · dal dopoguerra ad oggi, ad improvvisarsi sociologo, economista, statistico, facendo di necessità virtù, come nota Quaroni. Ma il problema non cessa qui. Alberto Aquarone in un suo recente libro (G\randi città e aree metropolitane in Italia, Zanichelli, 1962) ha messo in evidenza i peculiari problemi delle aree metropolitane non solo sotto l'aspetto urbanistico, ma anche sotto quello sociologico e dell'amministrazione locale. Non si è troppo lontani da una esatta visione della realtà delle cose se si dice che la pianificazione territoriale imporrà la ricerca di soluzioni nuove anche nel campo delle autonomie locali, sia per quel che riguarda la diversa dimensione territoriale degli enti locali, che per quanto concerne le stesse strutture amministrative degli Enti. Si profila, quindi, in un non lontano orizzonte una trasformazione profonda delle strutture esistenti, trasformazione di cui è difficile anche intravedere il punto di arrivo. E in questa vasta problematica si pone anche la questione dei rapporti tra programmazione economica e pianificazione urbanistica. Il IX Congresso Nazionale di Urbanistica ha offerto l'occasione per un utile scambio di vedute fra studiosi nei diversi campi: è auspicabile che anche in futuro si dia la possibilità di analoghi incontri, che certamente giovano a dissipare equivoci e rnalintesi, ed ad una generale chiarificazione del problema. MARIO PACELLI 64 BiQliotecaginobianco
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