Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

Giornale a più voci zione economica l1a indubbiamente una funzione prioritaria, mentre alla scala più ridotta, comprensoriale e comunale, la pianificazione urbanistica dovrebbe avere la prevalenza. Si afferma, peraltro, la necessità di predisporre un piano urbanistico nazionale, avente la funzione di tradurre in termini di organizzazione spaziale le decisioni del piano economico nazionale. I piani economici regionali dovrebbero affrontare i probleini derivanti dalla direttrice tracciata nel programn1a economico nazionale, al fine di correggere gli squilibri nella regione, attraverso u11a più specifica distribuzione degli investimenti pubblici, la creazione di strutture locali nuove e la trasformazione di quelle esistenti. Alla scala regionale, il piano urbanistico territoriale si presenterebbe come lo strumento operativo di attualizzazione del piano economico regionale nelle sue implicazioni spaziali. Il suo campo di intervento sarebbe, a questo livello, già abbastanz·a cospicuo, imponendosi con una certa autorità la considerazione delle variabili urbanistiche che hanno carattere prevalentemente extraeconomico. L'obiettivo del piano regionale sarebbe, quindi, di definire la struttura morfologica del territorio, tenendo conto degli obiettivi perseguiti dal piano economico e di definire il limite dei comprensori, necessaria specificazione del più vasto territorio regionale. La panificazione urbanistica co1nprensoriale e comunale si troverebbero così, nel momento in cui si avviano, inserite in una griglia di decisioni che fungerebbero da guida e da sosteg1ìo per le scelte di carattere spaziale, realizzandosi in tal modo al livello comprensoriale e comunale una disaggregazione degli interventi insieme con una definizione del carattere degli interventi stessi. In tal modo il programma economico continuerebbe ad jntervenire, attraverso le sue articolazioni, nella determinazione degli strumenti necessari per l'attuazione delle soluzioni spaziali. Tale schema presenta un indubbio interesse, pur non potendosi ritenere completamente accettabile: tra l'altro, la formazione di un piano urbanistico nazionale sembra di difficilissima realizzazione. Inoltre, esso, se eccessivamente dettagliato, non consentirebbe quegli adattamenti che potrebbero rendersi necessari in seguito all'azione delle variabili economiche; se invece genericamente forn1ul~to, cesserebbe di avere qualsiasi utilità, finendo per essere d'impaccio. Più opportuno sarebbe assicurare al vertice il coordinamento tra pianificazione regio11ale - economica ed urbanistica - e piano economico nazio11ale attraverso un organo collegiale dotato di adeguati poteri. In ogni caso, questo come altri problemi potranno essere maggiormente approfonditi quando saranno chiaramente conosciute le caratteristiche che la programmazione economica assumerà. Ciò che però occorre fin da ora sottolineare, è che la programmazione economica e la pianificazione urbanistica debbono essere considerate come due aspetti inscindibili di uno stesso problema. L'aver chiamato a far parte della commissione Sullo per lo studio di uno schema di legge urbanistica anche economisti e sociologi e, 63 Bibliotecaginobianco

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