Mario Pacelli comunicazioni, per il piano territoriale della Campania si procedé anche alla formulazione di una ipotesi di sviluppo economico ed urban.istico della regione fino al 1971. Senza voler dare dei giudizi comparativi fra le due soluzioni prescelt~ - rispondenti peraltro a diverse situazioni di fatto - è opportuno rilevare che nel primo caso si volle restare nell'ambito delle prescrizioni della legge urbanistica del '42, mentre nel secondo caso si seguì un indirizzo ed una metodologia nuova, aperta verso maggiori e più ampie prospettive. Sulla opportunità di seguire l'una o l'altra delle due strade molto è stato detto: la programmazione economica nazionale ripropone ora il problema in termini più vasti. In definitiva, le finalità che si prefigge ogni programma economico è di consentire un razionale sviluppo ed un incremento armonico dell'economia di un paese, predisponendo od indicando a tal fine i mezzi ritenuti più opportuni. Poiché ogni attività economica deve necessariamente svolgersi su un certo territorio, è evidente che ogni programma economico deve contenere una serie di implicazioni spaziali, non potrà, cioè, fare a meno di considerare il territorio su cui ogni attività si svolge. Gli scopi di un piano urbanistico, di un piano, cioè, relativo alla sistemazione del territorio sono, invece, non solo di consentire lo sviluppo delle attività economiche, · ma, più generalmente, di pervenire ad un miglioramento generale delle condizioni socio-economiche delle popolazioni che vivono sul territorio. I11 altri tern1ini, si tratta di accrescere lo stato di benessere delle popolazioni stesse in un senso non esclusivamente economico. Una approfondita indagine sulle differenze fra piani territoriali e piani economici è stata condotta dal Toschi. Egli ha rilevato che, mentre i secondi mirano a consentire il migliore uso della ricchezza, i piani territoriali sono invece diretti a garantire il miglior uso del territorio. I primi, quindi, impegnano a fare certe spese in momenti definiti nel tempo, i secondi a fare od a lasciar fare certe cose nello spazio. I piani economici sono limitati nel tempo, mentre i piani territoriali non hanno limiti di tempo, presentando al massimo un ordine di priorità per la necessaria successione delle realizzazio11i. Il piano econon1ico richiede, infine, un organo di attuazione incaricato di provvedere all'amministrazione dei fondi disponibili entro i termini previsti, 1nentre quello territoriale richiede un organo permanente incaricato di provvedere al controllo tecnico della attuazione del piano ed agli adattamenti che la flessibilità stessa del piano comporta. Ciò non può voler dire, però, cl1e tra i due tipi di piani non possan~ e debbano sussistere delle strette interrelazioni, proprio a causa delle implicazioni spaziali di ogni programma economico - di cui si diceva - e, nel contempo, delle conseguenze economiche delle decisioni urbanistiche. La questione non è, quindi, tanto quella se interrelazioni debbano sussistere, ma piuttosto di vedere come esse possano essere strutturate. Secondo la relazione De Carlo-Lombardini, presentata al IX Congresso Nazionale di Urbanistica, al livello nazionale e regionale la programma62 Bioliotecaginobianco
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