Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

Do1nenico De Masi violenza, raggiungendo eccessi di intolleranza e coordinando le forze in un nuovo giornale che desse l'espressione precisa del loro sdegno. Sono p,roprio queste reazioni che interessano e che ci hanno indotto a fare un rapido giro in tutta quella provincia per raccoglierne l'eco ancora freschissima. Alla fine ci siamo convi11ti che una società coraggiosa e aperta· come la Montecatini può rischiare in n1ezz'ora di perdere buona parte dei frutti sociali da essa fatti maturare nel Sud per non aver badato a « scegliere» i tecnici « meridionalizzandi », tenendo conto anche dell'educazione delle loro mogli e delle loro figlie. E abbiamo anche rafforzata la nostra convinzione - seppure ci fosse stato bisogno di riconferme - che due anni di industria sono quasi zero di fro11te a certe abitudini mentali del Sud, pronto a sfogarsi su un capro espiatorio per ciascun guaio anzicché ricercarne le cause e imp,utarle a chi di ragione. Secondo la maggior parte degli offesi, il colpevole di tutto, questa volta sarebbe stato « l'uomo del Nord », Zatterin, che avrebbe astutamente organizzato un'inchiesta televisiva « con visuale nordista » per sputare disprezzo e livore contro la « carne da cannone » costituita dai pugliesi. Il che è veramente assurdo se si considera che alla fine della trasmissio·ne ogni telespettatore con un minimo di equilibrio, nato in qualsiasi parallelo della penisola, non poté fare a meno di notare come la maleducazione e il provincialismo possano coesistere benissimo con le pellicce di astrakan e la zeta strisciata delle signore romagnole. · Un giovane perito con cui ho potuto. chiacchierare, aborigeno, ma proveniente dalla Montecatini di Ferrara, dove h~ lavorato per qualche anno, si è schierato decisamente dalla parte delle signore emiliane e mi ha rivelato t1n aspetto inatteso delle mentalità locale. La Montecatini, aprendo i cancelli nel brindisino, ha dato lavoro a tutti i disoccupati della zona; a tutti quelli che, secondo il costume pugliese, fino a due anni or sono, di mattina, si raggruppavano in piazza per vendere le proprie braccia ai proprietari terrieri in cerca di manodopera: i sottoproletari, i11somma, continuamente in bilico tra una giornata lavorativa e una giornata a stomaco vuoto. Costoro godevano della reputazione che nel Sud investe tutti i « morti di fame » e, una volta assorbiti dall'industria, hanno presto raggiunto sicurezza e benessere, ma non hanno perso con pari sveltezza l'antica reputazione. Sicché oggi a Brindisi ·lavorare nella nuo-va fabbrica, piuttosto cl1e motivo d'orgoglio, è motivo di disappunto e di bassa quotazione sul tenace mercato della rispettabilità locale. La dignità del lavoro dura a farsi largo tra i pregiudizi, onde il dipendente che a Ferrara ostenta il distintivo della Montecatini come un blasone rispetto alle maestranze « plebee » dei zucche1 ifici che costellano il Delta padano, a Brindisi è costretto a portarselo come insegna di quel sottoproletariato « senza arte né parte » di cui la sacrosanta opinione pubblica lo designa erede ideale. Così il nostro perito, che nel Nord si era .,.. trovato partecipe di u11 benessere e di un decoro che gli aprivano le porte delle comitive e gli mantenevano le promesse che ogni giovane del Sud intravede nelle regioni dal soldo e dal letto facili, qui si è ritrovato nell'am58 Bioliotecaginobianco .

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