Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

Rocco Palestra anche a causa di altri fattori. Il salario che si paga correntemente oscilla intorno alle 500.000 lire per anno, tutto compreso, ma questa somma non è, in generale, considerata attraente. Ed un solo pastore per 200 capi non basta. Occorre un aiuto per il periodo invernale quando la stabulazione esige un lavoro intenso; per quattro mesi costerà intorno alle 200.000 lire.' Fra le spese va incluso poi il fitto dell'erba o del terreno, che non può valutarsi meno di 6.000 lire per ettaro, per anno. Un fattore importante per ottenere maggiori guadagni dal gregge sarà l'indirizzo da imprimere alla produzione. È dubbio se dalle lane che possono prodursi in collina si potranno ottenere in futuro prezzi remunerativi. Sarebbe perciò importante stabilire se le pecore a lana lunga, adatta per materassi, producano in collina velli di buona qualità. Sarà inoltre importante decidere se sia meglio rinunciare alla lavorazione del latte e produrre due agnelli, anzi che uno, per anno. A favore di questo modo di produzione sta il fatto che il pecorino si esporta, da dieci anni ad oggi, in quantità non rilevanti, che oscillano tra le 8.000 e le 5.500 tonnellate; ed i prezzi nel quadriennio 1955-59 non superarono le 77.500 lire/qle, con un minimo di 52.400. Potrebbe però essere remunerativo avere agnelli fuori dalla stagione primaverile; e questa pratica allevierebbe anche il lavoro del pastore. Un tale cambiamento potrebbe portare infatti ad un maggior utile lordo di _ circa 300.000 lire all'anno, per un gregge di 200 capi. A conforto di questa tesi sta il fatto che gli allevatori più accorti la stanno seguendo. Il carico di bestiame per ettaro è in relazione alla bontà dei pascoli e se la trasformazione delle terre collinari _si dovrà fare puntando sugli armenti sarà indispensabile migliorarli. Il lato teorico di questo passo decisivo per l'incremento dell'economia collinare è ampiamente co,nosciuto e studiato. Si veda fra l'altro la relazione del Prof. Gasparini al secondo Convegno tecnico sui problemi della montagna meridionale. Ma dalla teoria alla pratica applicazione v'è di mezzo un mare d'incertezze, di ma11canza di assistenza tecnica, di ricerca applicata, di personale addestrato al problema specifico. È inutile parlare di bosco e di pastorizia se non si pongono certe premesse. Si prenda, ad esempio, il settore delle sementi di foraggere. Non v'è nessuna garanzia, nemrne110 teorica, di acquistare un seme che abbia una percentuale di germinabilità definita e che sia esente da impurità. Non se ne conosce l'origine; può venire dal Texas o da Campobasso, l'acqui· rente l'ignora, né sa in quale annata iu prodotto. Si acquista s~me di medica come se di questa legun1inosa esistesse una sola varietà, 'buona per tutti i terreni, mentre in realtà ve 11e sono una trentina, studiate e catalogate .. Né se ne conosce l'adattabilità ad un determinato ambiente, né tanto meno se a Campobasso, piuttosto che a Policoro, la percentuale di proteine del fieno sia maggiore o minore. Della « sulla » non si hanno che notizie generiche, mentre forse vi sono varietà che si sono c.,reate spontaneamente ed adattate perciò ai si11goli ambienti. Certamente una leguminosa adatta al miglioramento dei pascoli a suolo argilloso potrebbe essere quel trifoglio che in inglese è chiamato birdsfoot e che forse è il ginestrino, capace di 54 Bioliotecaginobianco -

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