Note della Redazione E vorremmo aggiungere subito che uno dei maggiori meriti di questo volume è quello di cancellare, con l'asciutta sobrietà della ricerca rigorosa, non pochi miti che hanno aduggiato la polemica _politica in Italia e che i11 questi ultimi tempi hanno avuto una singolare, ma tutt'altro che inspiegabile, rifioritura. Ad esempio il mito della partitocrazia, ossia della tirannide che le incontrollate élites dei partiti eserciterebbero nel nostro paese, riducendo il sistema democratico ad una pura forma e vessando ed opprimendo il Parlarnento, che delle libertà de1nocratiche è considerato di solito e non a torto il presidio supremo. Su questo punto ci sembra che la ricerca diretta da Sartori non consenta più dubbi ed equivoci di sorta e rimetta la discussione sui binarii giusti, che sono, poi, quelli di una considerazione complessiva dell'intero sistema politico di una democrazia moderna. « A guardare attentamente - scrive Sartori - quel che viene in evidenza non è tanto un processo unidirezionale di decision-making, quanto una fitta rete di contrattazioni e concessioni reciproche che avvengono fra tre gruppi ristretti: i capi-partito, i dirigenti del gruppo parlamentare e i capi dell' esecutivo. Le persone possono cambiare e molto spesso sono le stesse persone che si scambiano, di posto; ciò non toglie che questi centri di coagulazione, per così dire, si riformino ogni volta e che le tre _posizioni si fronteggino sempre. E non è affatto detto che una di queste posizioni abbia sempre, alla lunga, partita vinta. Almeno in Italia, dal 1946 ad oggi, ciascuno di questi gruppi ha a volta a volta concesso ed ottenuto. E i dati sulla composizione delle nostre legislature ad effetto della ipoteca partitocratica sul parlamento confermano che nelle presenti condizioni il manifestarsi di un vero potere prevalente è alquanto improbabile ». La questione fondamentale non poteva essere posta con maggiore chiarezza; né più chiara poteva essere la soluzione, fondata su un'analisi pertinente della documentazione. Talché v'è da sperare ... che la lettura di questo importante volume valga almeno a fare impostare più correttamente un problema che non è sempre stato considerato con il necessario approfondimento. È appena il caso di aggiungere, tuttavia, che questi giudizi che si sono citati di Sartori e gli altri dello stesso Sartori e dei suoi collaboratori e tutti i dati su cui tali giudizi sono fondati non escludono affatto ed anzi confermano la valutazione che si dà di solito del sistema italiano come un sistema fondato sui partiti. Ma di ciò non v'è da prendere scandalo e neppure c'è da provarne grande meraviglia: tutti i regimi democratici, nelle società contemporanee, sono sistemi politici fondati sui partiti, ed in essi, anzi, l'importanza dei partiti è venuta grandeggiando sempre di più. Basta pensare all'esempio che di solito è addotto contro questa semplice constatazione, all'esempio dell'Inghilterra, per rendersene conto. E diremo anzi che è proprio la consapevolezza di questa realtà fondamentale che dà dinamicità alla problematica di Somogyi, di Sartori, di Lotti e di Predieri, e contribuisce a fare della loro ricerca uno strumento di lavoro di primaria importanza. Né è da sottovalutare un'altra conclusione non 1nai esplicita e tuttavia sempre abbastanza chiara in tutto il corso del lavoro: che, cioè, malgrado 43 Bibliotecaginobianco
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