Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

Paolo Leon i livelli minimi di consumo. Ad ogni nuovo periodo •di programmazione, la determinazio·ne di quei minimi - supplementata e corretta da tutti quei controlli, co1npito del programmatore come tecnico, riguardanti prezzi, profitti, consumi, investimenti, bilancia dei pagamenti, ecc. che si è visto essere influenzati e influenzare a loro volta il risultato finale - sarà il compito del programmatore come politico. LA FUNZIONE DEL BENESSERESOCIALE A questo punto, molti econo1nisti si chiederanno come è possibile lasciare al programmatore come politico la determinazione dei livelli minimi di determi11ati consumi, dato che: a) tale determinazione è una scelta essenzialmente tecnica, ovvero, in linea subordi11ata; b) non si cerca di stabilire una qualsiasi funzione del benessere sociale; se tale determinazione non è una scelta tecnica, al fine di misurarne l'ottimalità. La prima obiezione non tiene conto del fatto che la determinazione dei minimi di consumo è una scelta tecnica solo in proporzione insignificante. Allorché si supera la soglia del consumo di sussistenza fisica, tutto quello che è in sovrappiù nel bilancio del consumatore individuale non è legato a nessuna necessità tecnica, ma diventa una tipica scelta politica. Per esen1pio, la quantità di educazione, di contro alla quantità di mezzi di trasporto, che si può fornire a ciascun bilancio familiare, risulta in una scelta che non ha nulla di necessario dal punto di vista del programmatore come tecnico; solo il programmatore come politico potrà indirizzarla in maniera compatibile con leggi che nulla hanno a che vedere con la sfera del tecnico o con quella dell'economista. La seconda obiezione può esprimersi in un altro modo: poiché non si può costruire una funzione del benessere sociale per l'impossibilità di misurare e di aggregare le utilità individuali, il programmatore non avrebbe alcuna indicazione su cui basarsi per scegliere un certo vettore dei co11sumi finali piuttosto che un altro. Perché programmare, in altri termini, se il settore privato è in grado di conoscere e soddisfare, attraverso il gioco della domanda e dell'offerta, i gusti del consun1atore meglio che qualsiasi autorità pubblica? Chi scrive non crede sia necessario criticare ancora una volta tale impostazione, specie quando essa sia considerata nel contesto dello sviluppo eco•nomico e della storia economica. Basta solo mettere in rilievo cl1e, attraverso la 11ormale attività governativa, il potere politico si è sempre riservato, in grado maggiore o minore, la possibilità di influire sull'attività economica e, perciò, di indirizzare i gusti dei consumatori in luogo del preteso « gioco della domanda e dell'offerta ». 34 Bibliotecaginobianco .

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