Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

Paolo Leon mi attuali dei paesi più avanzati in quanto modello per i consumi futuri di un paese come l'Italia 10 • Ad esempio - e compiendo una semplificazione forse eccessiva - la Gran Bretagna è un paese eco11omicamente avanzato il cui modo del consumo differisce sensibilmente da quello prevalente in altri paesi sviluppati (come gli Stati Uniti), che pur danno il tono alle tendenze dell'economia mondiale; e sono ben note le continue difficoltà che la bilancia dei pagamenti britannica ha incontrato da quando l1a introdotto tale diverso modo di consumo. Il problema della compatibilità tra le tendenze internazio,nali del co11sumo e quelle desiderate dal programmatore in un paese come l'Italia resta, perciò, aperto. Rimedi di breve periodo, è evidente, se ne possono trovare a iosa (dazi e tariffe, svalutazioni monetarie, cambi 1nultipli, ecc.), ma le possibili conseguenze che, nel lt1ngo periodo, la nuova composizione dei consumi avrà sulla bilancia dei pagamenti dovranno essere considerate come uno dei costi necessari da sopportare per raggiungere il desiderato obiettivo. Nel giudicare la misura nella quale sopportare questo costo, il programmatore dovrà tener prese11te che - lasciato a se stesso - anche il settore privato crea delle difficoltà e dei costi di simile natura. Infatti, poiché il commercio internazionale segue determinate tendenze del consumo (che in ogni caso varia al crescere del reddito), anche se un paese come l'Italia non incontrarebbe delle difficoltà di bilancia dei pagamenti adeguando 1 si a quelle tende11ze, vari settori produttivi subirebbero crisi di trasformazione che rappresentano un costo simile a quello visto nel caso della programmazione, 1na sopportato solo da alcuni settori dell'economia invece cl1e da tutto il sisten1a (per esempio, la crisi del settore agricolo nei paesi della Comunità Economica Europea può ascriversi a questa causa). Un problema particolare di bilancia dei pagamenti può nascere dalla programmazione del consumo in un paese come l'Italia. Si supponga che la composizione del consumo desiderata includa (cosa molto probabile) una maggiore proporzione di beni primari di quella che si darebbe senza programmazione. Nel programmare, si delineerà allora una scelta tra il produrre all'interno tali maggiori quantità, riducendo 10 È bene ribadire che questo è il vero scopo della programmazione. La necessità di rimediare alle crisi e alle possibili strozzature derivanti dall'incontrollato sviluppo del settore privato - altro scopo essenziale della programmazione - non è certo l'unico obiettivo. Se così fosse, infatti, la programmazione non sarebbe altro che una attività di servizio che lo Stato svolge nell'interesse del settore privato e - di conseguenza - finirebbe per essere una attività al servizio dei gruppi monopolistici, nel loro determinare la struttura dei consumi (e, perciò, il tipo di benessere e il grado di civiltà) a seconda dei loro interessi particolaristici. 30 Bioliotecaginobianco .

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