Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

Giuseppe Galasso sione produttiva, vista come il fatto centrale· e determinante, nel suo ritmo graduale e meccanico, egli deduce che « illimitato e onnicomprensivo dominio dello sfruttamento e pienezza, razionalità, del fenomeno totalitario sono. . . le connotazioni decisive del mondo moderno . . . le due caratteristiche necessarie e sufficienti a contraddistinguerlo e a definirlo nella sua struttura essenziale» (ivi, p. 307). Con alcune importanti deviazioni, l'analisi del Rodano ripete, dunque, i canoni classici delle interpretazioni marxiste: la particolare natura dei mezzi di produzione e la loro attribuzione sociale determina inevitabilmente il tipo di civiltà politica e di vita morale possibile ad attuarsi i11 una data epoca; e intorno ai concetti di sfruttamento e di lotta di classe sono ordinate tutte le altre variabili dell'indagine e del giudizio storico e politico. Nella « società opulenta » la classe egemone deve tollerare e le classi subalterne possono conseguire il massimo di benessere collettivo compatibile con un ordinamento non socialista. Non è la liberazione dallo sfruttamento, ma una situazione « in cui tutti godono dello sfruttamento di tutti» (ivi, p. 322); non è il regno della libertà socialista, ma quello della integrale e totale democrazia, di un totalitarismo egualitario che procede ad una pubblicizzazione f armale ( cfr. p. 317) della proprietà. La necessità storica di un tale tipo di società, che come tale abbraccia sia il mondo occidentale che quello orientale, destinati in ciò ad incontrarsi a mezza strada, procede - come s'è detto - dall'avvento di una particolare tecnica e di un particolare ordinamento della produzione, caratterizzata, secondo il Rodano, dal fatto « che si è entrati nella fase, disperatamente disumana, della produzione del superfiuo, ossia, e nel modo più pieno, della produzione per la produzione » (p. 320). Avendo fatto scattare la molla dell'incentivo alla massima produzione, la borghesia e il capitalismo hanno determinato un processo irreversibile per cui anche i loro avversari proletari debbono sotton1ettersi al dominio di una produzione crescente con la logica di un processo accumulativo spontaneo. Solo organizzandosi nella forma di una democrazia egualitaria e totalitaria, l'umanità riesce a conservare un minimo di controllo di questa reazione a catena della produttività. Così facendo, essa consegue anche una serie di inestimabili progressi sociali. Ma le contraddizioni strutturali dell'epoca fanno sì che questi progressi abbiano un carattere estremamente ambiguo, sicchè nessuna valutazione incondizionatamente positiva di essi, come di tutto l'insieme sociale al quale appartengono, è veramente possibile. In ultima analisi, la società opulenta si restringe a significare un compromesso tra la rovinosa volontà di dominio della borghesia e la inevitabile resistenza di 16 Bibliotecaginobianco

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