Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

Beard e l'interpretazione economica della Costituzione americana gli americani non erano già i problemi comuni a tutti, ma quelli dei singoli stati, che si possono intendere solo se si studiano nella loro peculiarità. Diremo subito che questa ipotesi interpretativa è molto acuta e coglie effettivamente uno dei dati della realtà americana, e non solo degli ultimi decenni del Settecento: il dato, cioè, che i contrasti politici ed economici erano negli Stati Uniti innanzi tutto contrasti tra le differenti « sezioni » del paese. Ed aggiungeremo subito che tale ipotesi ci consente di comprendere dei fatti che altrimenti non riusciremmo mai a spiegarci. Questo, ad ese1npio: perché, dal momento che il 90% della popolazione mascl1ia adulta aveva il diritto di voto, solo un quarto di questa esercitò tale diritto? McDonald non affronta il problema: ma alla luce delle sue tesi la risposta appare abbastanza semplice: per gli americani del 1788 la realtà politica primaria era lo stato, ed era al livello delle assemblee di stato che ad essi pareva di poter operare in modo efficace, incidendo nelle realtà che li riguardavano veramente tutti; mentre la federazione era un'entità distante, nebulosa, della quale no1 n si comprendeva né il bene che avrebbe potuto recare, né le minacce cl1e ne potevano venire alla cara, piccola patria provinciale: è chiaro perché, in tale condizione psicologica, gli elettori non si scaldassero troppo per la nuova Costituziojne e non si recassero neppure a votare. Per la grande maggioranza degli americani del 1788 la nuova Costituzione pareva una cosa incapace di influire sul loro destino. L'approccio regionalistico di McDonald pone, tuttavia, allo storico un problema assai importante: se è vero che la realtà fondamentale della vita americana negli ultimi decenni del Settecento era non già l'unione, confederale o federale che fosse, ma lo stato, ne segue che l'unione federale stabilita nel 1787-88 era null'altro· che la risultante degli interessi, dei contrasti e dei problemi dei singoli stati e delle relazioni tra loro. Possiamo accettare tale conclusione? Se si riflette che in realtà l'unione federale suppone, a sua volta, una determinata concezione politica ed una precisa visione del destino americano, che sono in netto contrasto con l'idoleggiamento della patria provinciale, le tesi di McDonald appaiono francamente inaccettabili. E inaccettabili sono apparse, infatti, a Stanley Elkins e ad Eric McKitrick, che hanno esposto le loro riserve in un articolo assai interessante, pubblicato nel 1961. Elkins e McKitrick hanno insistito sul fatto che quasi tutti i leaders federalisti erano uomini che avevano combattuto nell'esercito I continentale o avevano servito come diplomatici o amministratori della Confederazione o come membri del Congresso Continentale; erano, cioè, uomini che fin dall'inizio avevano avuto una visione unitaria della lotta 125 _Bibliotecaginobianco

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