• Vittorio de Caprariis in Europa, e che è certamente affine alle· teorie di Robinson. Ed è parimenti significativo che fin dal suo primo apparire il libro stesso ricevesse una calorosa accoglienza da parte degli ambienti progressisti, e fosse, invece, giudicato con molta asprezza dai giornali e dagli ambienti politici conservatori: l'ex-presidente Taft si spingerà fino ad apparentare l'autore a quei giornalisti riformatori ai quali le coraggiose inchieste e le denunce di scandali e di corruzioni avevano valso il nome di « rimescolatori di letame». Più tardi, nel 1935, in una prefazione scritta per la seconda edizione della sua 01 pera, Be-ard affermerà che essa era stata influenzata solo indirettamente dalle lotte politiche del primo decennio del secolo: « in nessun senso questo volume poteva dirsi opera d'occasione, nata dalle controversie del momento. E indubbio che io, come tutti gli altri studiosi, subivo in qualche misura lo spirito dei tempi; ma non pensavo affatto di giovare agli interessi del partito progressista o dei suoi critici ed oppositori di parte conservatrice ». Questa precisazione è, a suo modo, rivelatrice, e fa intiera giustizia della tesi alquanto discutibile che uno studioso americano, Robert E. Thomas, ha avanzato qualche anno fa a proposito del progressismo di Beard: poiché il punto in questione non è che l'opera sulla Costituzio-ne di Filadelfia fosse un pamphlet di partito (una cosa che nessuno studioso serio ha mai affermato), ma che essa era impregnata dello « spirito dei tempi », di ciò che un amico di Beard, Cari Becker, chiamerà, poi, « il clima d'opinione » di un'epoca; e su questo punto l'autore stesso confermava come s'è visto, a più di vent'anni di distanza dalla prima apparizione del libro-, l'impressione che ogni lettore può ricavare dalla lettura del libro stesso. Ma v'è un'altra questione di carattere generale, che conviene accennare brevemente, ed è quella dell'adesione di Beard, a questo momento del suo sviluppo, all'interpretazione deterministica della storia ed in particolare al determinismo economico. Poiché qui si pone il problema, assai dibattuto tra gli studiosi americani ammiratori ed avversari del nostro autore, dell'influenza che Marx ed il pensiero marxista avrebbero avuto su di lui, influenza che sarebbe derivata dalle giovanili letture e che sarebbe stata come riscaldata dall'intrinsechezza coi socialisti inglesi. Che Beard ponesse innanzi, proprio nel libro sull'interpretazio,ne economica della Costituzione, l'autorità di Madison e del decimo articolo del Federalist, quasi a riprova che non era affatto fuori della tradizio·ne politica americana - si è detto - non costituisce una prova che egli fosse immune da qualsiasi suggestione marxista : anche ammesso che quel ricorso a Madison non fosse una sorta di alibi (e qui lo storico si atteggia veramente ad inquisitore!) ed anche a non tener conto del fatto che egli sostanzialmente forzava l'interpretazione di quell'articolo 114 Bibliotecaginobianco ·
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