Nord e Sud - anno X - n. 41 - maggio 1963

CRONACA LIBRARIA . .. LETTERATURA • VITTORE FIORE, J' étais né sur les mers du thon, ed. Pi erre Seghers, Paris, 1962. Con questo titolo, che rende alla lettera quello italiano (Ero nato sui mari del tonno), col testo originale a fronte e con un avant-propos di Jean Torriani, vient de para1tre per i tipi dell'editore Seghers, nella collezione « Autour du monde», la traduzione in francese delle liriche di Fiore, curata da Colomba Voronca. Non è qui il caso di riscoprire la validità della raccolta originale, in cui la rabbia e la tenerezza del meridionalista si cristallizzano in limpidezza di visione e talvolta perfino in preziosità di stile; occorre piuttosto presentare la traduzione. Essa è un miracolo di aderenza letterale e insieme di suggestione. Se non m'inganno, l'unico vero caso in cui si discosta dalla lettera è quello, veramente impossibile, dell' « uva puttanella », che Fiore cita nel ricordo di Scotellaro: la Voronca lo risolve con « le peti t rais in vert », cioè in modo rapidamente ed elegantemente esplicativo; tutta esplicativa, d'altronde, risulta la fatica della traduttrice, per virtù peculiare della tradizione linguistica francese. Quanto alla breve nota introduttiva, essa giustamente rileva l'ispirazione meridionalistica di queste liriche, ponendo l'accento sulla noia oggettiva del nostro Sud come fondamentale motivo conduttore. Ma poi, stabilite talune parentele artistiche, non senza qualche imprecisione di fatto (Levi è citato come artiste méridional) e di giudizio (si esclude ogni influenza montaliana su Fiore), ne conclude per un canto - di Fiore e degli affini - ricondotto 106 Bibliotecaginobianco a un livello schiettamente popolare; tanto che finisce per chiedersi: « N'assistons-nous pas là... à la naissance d'un nouvean Romancero? ». Inutile dire che un simile discorso a noi pare che conduca fuori strada. Anzi, proprio alla facoltà che Vittore Fiore possiede di una modulazibne riflessa e letterariamente civilissima è dovuto il nostro maggiore compiacimento per l'uscita del volumetto: compiacimento che non si ferma al fatto letterario e non va neppure tanto all'accrescimento di fama e di conoscenza che ne verrà all'amico, quanto, in un ordine diverso, e più consono alla natura stessa di questa rivista, alla diffusione in termini europei dei temi meridionalistici, che ne è promossa. La bella traduzione in una lingua divulgativa per eccellenza, com'è la francese, dà più vasta risonanza alla voce già di per sé stessa letterariamente europea di questo cantore del Sud. In una lirica d'invito al Salento, Fiore dice: « Prossimi alle scogliere noi parleremo del Sud, dell'Europa ... » (e la traduttrice: « Prés des falaises / nous parlerons du Sud, de l'Europe »): questi confidenziali, vagheggianti colloqui ora si allargano. Grazie alla presente traduzione, più Europei compatiranno ed ameranno ora il nostro « pays décharné », la « terre du Sud, / odeur de ronce et de blé », le scure piazze, i contadini che vi si serrano « pour ne pas souffrir / le vent couleur de blé / et la poussière qui monte intacte de la terre,/ des villes ensevelies / aux plateaux immenses », gli archi attraverso i quali « l'Espagne répand / un vieux sommeil lentement violet »; più Europei comprenderanno l'ansia di accostamento all'Europa che per quelle

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