Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

Rocco Palestra numero di am1i, fo,rse mezzo n1ilione di ettari, se non più, senza contare la montagna. Il ritorno al bosco di molti pendii,: stabili o non, di molti pianalti poco fertili è imposto fra l'altro dall'abbandono di molte terre arabili. Si tratta dunque di sapere se dall'ingente spesa del rimboschimento si possa o non trarre un utile, e quale tipo di utile. I boschi possono essere, una volta costituiti, di grande utilità per il loro effetto sulla piovosità. È questo,, senza dubbio alcuno, uno scopo assai importante e desiderabile, ma è d'interesse assai generale; trop·po perché possa essere di incentivo per il privato. Se questa è una delle finalità, la conseguenza pratica che ne deriva è che bisognerà incrementare l'Azienda delle Forste Demaniali di n1olto. E da questa prima premessa ne deriva naturalmente 11na seconda: l'allargamento dei quadri del Corpo Forestale e l'aumento delle scuole che si occupano di scienze forestali. Fra gli scopi del rimboschimento collinare e montano ve n'è un altro di grande importanza. Esso è uno dei mezzi atti a proteggere il suolo e di questo noi abbiamo certamente bisogno. Per usare le parole del Rossi Daria, si deve « dare un organico avvio, a quella politica di conservazione del suolo e di sistematica regolazione dei corsi d'acqua della quale il Mezzogiorno ha urgente bisogno e che rientra nei compiti fondamentali dello Stato Italiano ». Ed è noto a tutti che la conservazione del suolo e la regolazio,ne dei corsi d'acqua nelle parti collinari e montane giovano per una buona parte, forse per una parte preponderante, alle terre di pianura e alle opere che in pianura si costr11irono o si vanno costruendo. Ma la finalità essenziale dell'impianto di un bosco è certamente quello di ottenere legname ed un utile economico dalla vendita di esso. Questo utile sarà poi maggiore o minore a seconda della domanda esistente sul mercato per un determinato tipo di legno, ed a seconda dei turni, più o meno brevi, di taglio. Agire sul clima, proteggere il suolo ed ottenere un utile non appaiono comunque scopi contrastanti. Gli usi futuri del legno ed il valore in danaro di esso, da qui a venti e più anni, non sono allo stato attuale dei fatti prevedibili. Il legno quale combustibile va perdendo d'importanza ed ancora di più ne perde il carbone vegetale, il cui indice (base 1953 == 100) scese nel 1960 a 28,2. Quanto al legname da opera, esso richiede certamente turni assai lunghi per essere prodotto. Fra gl'indici della produzione forestale, il più interessante, sia per il suo incremento che per la possibilità di turni relativamente brevi, è senza dubbio il così detto « pezzame per pasta», che (stessa base) salì da 116,9 nel 1957 a 140,7 nel 1960. Va aggiunto che nel deficit totale italiano (importazioni meno esportazioni) di legname, pasta da legno e carta, la pasta da l~gno figurò per quasi un terzo nel 1958 con un deficit di 7.852.000 metri cubi; e tale deficit fu ancora maggiore nell'anno successivo. Anche solo da questi pochi dati sembrerebbe quindi di poter co,ncludere che nella progettazione dei nuovi boschi bisognerebbe far gran conto delle essenze capaci di dare buona cellulosa, sopratutto da carta, visto che la chimica ha escogitato non 11no, ma più metodi _che non partono dal legno 50 Bibliotecaginobianco

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