L'Europa tra De Gaulle e Kennedy « grandi »; e poiché questa è una possibilità che bisogna escludere per evidenti ragioni, è perfettamente inutile discuterla qui: anche non considerando il fatto che oggi esiste un divario enorme tra il grado di sviluppo americano o sovietico in questo settore e quello francese, talché per la Francia non si tratterebbe soltanto di gareggiare con i due « grandi », ma prima di raggiungerli e poi di gareggiare con loro, anche astraendo da questa considerazione, si può escludere tranquillamente cl1e la Francia stessa o qualsiasi altro paese europeo abbia, isolatamente la capacità economica e tecnologica di gareggiare co11 gli Stati Uniti o con l'Unione Sovietica. Del resto, il governo di Parigi ne è perfettamente consapevole: « noi siamo i primi - affermava testualmente alla Camera dei deputati francese il 13 giugno dell'anno scorso Couve de Mourville - noi sia1no i primi a sapere che lo, sforzo compiuto dalla Francia in materia atomica non sarebbe sufficiente a garantire la nostra sicurezza e quella della costruzione europea. Tra i diversi fattori, il nazionale, l'europeo e l'americano, v'è un nuovo equilibrio da stabilire ». Dall'analisi, se si vuole sommaria, che abbiamo fatta fin qt1i possiamo già trarre una prima conclusione: ed è che, se anche la sfiducia francese nella credibilità del deterrente americano fosse perfettamente giustificata, resterebbe, tuttavia, il fatto che la soluzione gollista del quesito posto da quella sfiducia, ossia l'armamento . atomico nazionale, è, sul piano militare, una non-soluzione. E quando Couve de Mourville accenna alla necessità di un nuovo equilibrio da stabilire tra i fattori nazionale, europeo ed americano, egli pone un problema politico prima che militare, il quale va considerato come ' un problema politico, e basta. Pure, prima di affrontare gli aspetti più propriamente politici della nuova strategia gollista con viene chiedersi se la sfiducia sulla credibilità di una risposta atomica americana in caso di attacco all'Europa sia veramente giustificata. E qui bisogna avere l'onestà di a1nmettere che su questo problema il dubbio non è soltanto frutto di menti annebbiate. Vi sono state in passato dichiarazioni di alti esponenti politici e militari statunitensi (Christian Herter, ad esempio, nel momento- in cui era Segretario di Stato, o il generale Taylor, che è attualmente capo degli stati maggiori congiunti), cl1e hanno autorizzato preoccupazioni del genere; e, d'altra parte, la stessa più recente evoluzione delle dottrine strategiche americane (un'evoluzione che si manifesta anche nel mutamento di significato di certe parole: l'arma nucleare, che nella vecchia strategia della massive retaliation, era la « lancia », è diventata adesso lo « scudo »; e, per converso, le ar1ni convenzionali, che prima erano definite lo « scudo », sono state promosse ora alla funzione di 11 Bibliotecaginobianco
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