Rosellina Balbi totale, sono più facilmente degli uomini po~tate alla difesa fanatica di una realtà, che ai loro occhi è assoluta. Come si è visto, non saranno certo i giornali femminili a maturare nelle donne la coscienza di una libertà mo•rale e di una piena respo·nsabili tà umana: e ciò non tanto per l'assenza, in quelle pubblicazioni, di specifiche rubriche politiche, quanto per la deliberata ricerca della spoliticizzazione che si avverte in ogni pagina. Per esempio : ciascuno di quei settimanali dedica parte del proprio spazio ai servizi di attualità. Ma che cosa si intende, qui, per «attualità»? Il matrimonio 1 di Catherine Spaak ( « Grazia »); ·un'intervista della madre di Vivien Leigh sulle future decisioni matrimoniali della figlia ( « Amica » ); le dichiarazioni di Milko Skofic - il marito della Lollobrigida - a proposito della attività editoriale da lui recentemente intrapresa ( « Gioia » ); una giornata con Elisabetta di Inghilterra ( « Marie Claire » ). Torna alla mente ciò che scrive Evelyne Sullerot in un suo interessante saggio sulla stampa femminile francese. Richiesti di indicare quali fossero i principali servizi di attualità pubblicati durante l'anno, i maggiori settimanali femminili elencarono « i reportages sulla vita coniugale di Margaret o sugli amori e le malattie di Liz Taylor; su quei personaggi, quei divi, quelle principesse, quei campioni, quei cantanti, quei playboys che il sociologo Henri Raymond ha piacevolmente battezzato gli " Olympiens " » 12 • In altri termini, l'attualità consisterebbe nei temi della nuova mitologia di massa: vengono elevati a « dignità storica » avvenimenti che tutt'al più fanno parte della cronaca spicciola, e ciò per suscitare nelle lettrici la stimolante sensazione di essere introdotte nella vita privata degii eroi e delle eroine del nostro temp·o. Questo stesso criterio è seguìto, in misura forse anche maggiore, dalla stampa femminile italiana. Né si pensi che le pagine dedicate alla narrativa facciano filtrare quella realtà viva, ·che tanto accuratamente la pubblicistica femminile respinge ai margini del proprio mondo. Come nei fotoromanzi, anche qui il valore supremo è rappresentato dall'amore. Poiché, tuttavia, ci si rivolge a un pubblico più raffinato di quello che gravita intorno ai fumetti, il melodramma, il colpo di scena, l'effetto grossolano lasciano posto a un tono più misurato, a situazioni meno inverosimili. Ma, sostanzialmente, il messaggio è identico: meglio l'amore (anche se borghesemente ridotto alla dimensione di una pacifica convivenza) che qualsiasi tentativo, da parte della donna, di realizzarsi come essere autonomo: le due possibilità, anzi, sono presentate come inco,mpatibili, 12 Evelyne Sullerot, La presse féminine, Ed. Colin, Parigi 1963, p. 200. 98 Bibliotecaginobianco
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